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per riflettere
La storia di Samia è la storia delle centinaia di migliaia di persone che decidono di mettersi in viaggio e attraversare l’inferno per raggiungere l’agognata libertà, per proclamare con forza che alla crudeltà della guerra non dovrebbe soccombere nessuno. Molti, come Samia, hanno speranze e sogni eppure l’indifferenza che accomuna l’uomo davanti alle immagini dei barconi che approdano in Italia la dice lunga sulla sensibilità che si prova per il tema dell’immigrazione.
Il libro “non dirmi che hai paura” è uno sussulto per molti, la costruzione delicata dei luoghi ci dà l’immagine di un popolo che convive con la guerra, la considera una sorella maggiore che si impone in una famiglia di disertori e che nonostante tutto si impara a rispettare sapendo che non si può fare nulla se non aspettare che si stanchi e vada via dalla tua casa e dalla tua terra. La forza, con cui arriva nella dignitosa vita delle persone che imparano ad adattarsi a tutto, ai palazzi crivellati di colpi, al pericolo di trovarsi in luoghi pubblici, al condizionamento delle azioni più semplici è dirompente. Samia, invece, è una ragazza troppo tenace e intelligente per piegarsi a tutto ciò, tenta di rifugiarsi nell’idea del nazionalismo, nella speranza del cambiamento, nell’attaccamento morboso ai posti e alle persone a cui è legata. Samia è nata con la guerra e non realizza come potrebbe essere il mondo senza il coprifuoco, senza l’aria intrisa di polvere da sparo, senza le discriminazioni sessiste, senza i veli che è costretta a portare. Vuole essere un’icona ma vuole correre, vuole essere un’atleta di fama internazionale. Gli ostacoli sono troppi ed è costretta a capitolare. Decide di andare via.
Le immagini di Samia alle olimpiadi di Pechino sono l’evidenza della delicatezza, dell’innocenza e della dignità che deve aver perso durante il VIAGGIO in seguito alle umiliazioni subite, eppure la immagino ancora di una bellezza sconvolgente, la stessa che la imbarazzava davanti ai pochi scatti ricevuti durante la competizione.
La scelta stilistica di Giuseppe Catozzella è di estrema semplicità, ci narra le vicende in prima persona facendo parlare direttamente Samia, creando dialoghi molto delicati, soffermandosi sugli eventi che hanno segnato la vita della giovane. Con la crescita e con l’introspezione le conferisce un carattere fiero e con il finale onirico mette in risalto l’eroicità dell’impresa creando un esempio da imitare.