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Cenerentola e il caimano
"Il Cerchio è chiuso". Ho pensato a questo dopo aver letto il romanzo di Candida Morvillo. "Il cerchio " ha cominciato a tratteggiarlo nel 2008 Roberto D'Agostino con il suo "Cafonal", con foto e boutade taglienti, infatti, il "Dagospia" nazionale ha svelato quello che si sussurrava accadesse nei palazzi romani. Il potere più becero celebrava sè stesso "attovagliato" s'ingozzava in feste popolate da parvenù, donne rifatte, traffichini d'ogni genere, imprenditori in cerca di politici e politici saltimbanchi. Nel 2013 poi è giunta negli scaffali delle librerie "La Grande Bellezza",Jep Gambardella, erede del Divo Giulio e Tony Pagoda, ha impersonato, grazie al genio di Paolo Sorrentino, il totale disfacimento di una società che ormai è sul baratro, basta un alito di vento in più e i castelli di sabbia e quelli di "rabbia" che la compongono cadranno giù come la Lehman Brothers. Una società che ha superato il complesso di Edipo non assassinando più il padre, ma abbandonandolo davanti alla TV con la badante straniera a rincoglionirsi di affari e pacchi, così da obliarne anche la memoria, perchè l'ha trasformato in un sepolto vivo.
L'Italia di Jep Gambardella non ha più una guida di spessore morale, mi viene in mente un Alcide De Gasperi. E' una società liquida come dice Bauman, e in quest'acqua stagnante stiamo affogando tutti. L'Astrid/Carmela di Candida Morvillo porta sulla scena la donna che arranca dietro l'uomo di potere, annaspa in sogni di successo facile facile fatto delle mille luci degli studi televisivi e del glamour haute couture. La ragazzina calabrese che ha provato la fame vera aspira alla fama che sazia, ma comprende subito che l'Italia "velina e briatora" di oggi non è paese di principi azzurri, al massimo di Barbablù cripto gay e Papuzzi sessisti che "si credono potenti e non sanno che il potere è sempre in prestito".
Il testo della Morvillo è scorrevole, trovo apprezzabile la scelta di non ricorrere a quegli odiosi anglicismi, glam, must, gloss etc che spesso chi, come lei che ha lavorato nelle redazioni dei magazine, adopera a piene mani per descrivere il mondo delle starlette appesantendo così il tessuto narrativo. Ho trovato assai indovinato anche l'uso dei vezzeggiativi , papuzzo, puffino, Giangi etc che rendono più verosimile il mondo dell'effimero, questa "fiera delle vanità" di inizio Secondo millennio ricostruita nel romanzo. Non è più il tempo delle Anna Karenina, nè delle Teresa Raquin o Madame Bovary, oggi le eroine letterarie si chiamano Andrea Sachs e Miranda Priestley , il mondo ha scelto di avere e non di essere, veste decisamente Prada, come il diavolo.
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Speriamo che dalla fiera delle vanità si passi presto al falò delle vanità. Questo paese non regge ancora molto...
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