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Il bordo vertiginoso delle cose
 
Il bordo vertiginoso delle cose 2014-04-17 09:43:26 Jane Marple
Voto medio 
 
1.0
Stile 
 
1.0
Contenuto 
 
1.0
Piacevolezza 
 
1.0
Jane Marple Opinione inserita da Jane Marple    17 Aprile, 2014
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«Cosa succede poi, quando il romanzo finisce»

Il bordo delle cose: quell’esile striscia che divide chi vive ai margini e chi è fermo sull’orlo della voragine. Il limite è tutto in quella preposizione e determina la differenza, neanche troppo sottile, tra una vita e l’esistenza. È qui che la vertigine cede il passo all’inesorabile, ma soltanto ai più puri è dato di saltare.
Il bordo è la IE del liceo Orazio Flacco, i banchi di scuola, le ore di filosofia, l’adolescenza che è ferma su quella linea sottile che precede il volo. Tra i corridoi, durante le ore autogestite, si consumano passioni immaginarie, si inseguono sogni e ci si ritrova senza accorgersene ad aver superato la soglia.
Ai bordi vive Salvatore Scarrone, pluriripetente prima e pluricondannato poi, con la sua barba troppo lunga, con i suoi duri insegnamenti, con le sue scelte, i suoi propositi, le sue utopie di giustizia. Un ragazzino camuffato da adulto, con in testa la voglia di cambiare il mondo e in tasca la necessità di una vita migliore.
Sul bordo vive Enrico Vallesi, gracile e indifeso sognatore di buona famiglia e di una realtà della quale è un incapace attore e ancor più un inesperto astante. Un adolescente che non sa dosare i sottintesi e per il quale le omissioni acquistano significato soltanto quando, dismessi i silenzi, si sono travestite di parole.
Sotto l’egida del caso, nelle sale di una palestra di vita e con gli occhi perennemente rivolti alla strada per non mancare al richiamo della lotta armata, Enrico e Salvatore si scoprono amici ma fraintendono il loro essere “compagni”. Ed è lì, sul «bordo vertiginoso delle cose», che le strade si diramano e la giovinezza perde il suo candore.
Carofiglio tesse la trama dalla fine, da un Enrico quasi cinquantenne, ex bibliotecario, ex scrittore e ora insoddisfatto ghostwriter, che ritorna all’origine, alla sua Bari ormai trasformata dal tempo, al ricordo di un’infanzia vissuta e poi dimenticata e a quel ragazzo lasciato sul ciglio del burrone e ora ritrovato sul fondo di esso. Purtroppo alla suggestione del titolo non segue altrettanto pathos narrativo. Il racconto, infatti, sembra smarrirsi in lunghe e alquanto banali speculazioni pseudofilosofiche e neppure l’inserimento di analessi o l’alternarsi dei punto di vista (tra prima e seconda persona) riescono a riabilitarne le sorti.
Ciò che resta a questa lenta, retorica, noiosa storia è soltanto “il calo vertiginoso delle palpebre”.

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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La tecnica del flashback se non si sa usare è meglio lasciarla perdere. Un'altra stroncatura ben motivata.
silvia71
17 Aprile, 2014
Ultimo aggiornamento:
17 Aprile, 2014
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critica motivata e di sicuro interesse per chi si accingesse alla lettura....
io passo
Bella recensione. Oggi si pubblica di tutto. Spesso ci si dimentica che la letteratura è una delle arti (e neanche l'ultima nata).
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Cristina72
18 Aprile, 2014
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@Emilio: ma ci sono quelli che la buona letteratura la conoscono e non si fanno menare per il naso da prodotti commerciali. Meno male :-)
In risposta ad un precedente commento
Jane Marple
18 Aprile, 2014
Ultimo aggiornamento:
18 Aprile, 2014
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Purtroppo ho visto tanti smarrirsi per i corridoi delle librerie e finire nel tunnel dei libri sbagliati. Dovrebbero creare un'associazione per le vittime delle case editrici.
In risposta ad un precedente commento
gracy
19 Aprile, 2014
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Ahahahahah LOL!! Anche Gianrico si è perso nei meandri del tunnel dei "generi" sbagliati....è al noir che deve ritornare e le speculazioni pseudofilosofiche meglio che le lasci ad altri :D

08 Settembre, 2014
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Veramente una bella recensione, complimenti, non saprei scrivere di meglio. Ho letto il libro, e per tutto il tempo mi ha accompagnato quel sottile fastidio dovuto alla lettura di una storia già sentita (Ma dai, lo scrittore con il blocco creativo da secondo libro? Non l'ha scritto mai nessuno...), scontata, retorica (troppo facile - e conveniente - ormai descrivere gioventù sinistrorse) e autocompiaciuta. Se questo romanzo lo avesse scritto uno sconosciuto dubito che lo avrebbero pubblicato con Rizzoli. Voto 5/10
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