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Come prevedono il futuro i mercati? Lo causano
«La fortuna non esiste» è il motto che ripete continuamente il protagonista Massimo, e che identifica il suo mondo, quello della finanza speculativa bancaria, quello dei diavoli che non lasciano nulla al caso. Il “floor” è il luogo dove operano tutti i giorni, dal quale sono in grado di creare o distruggere denaro, di decretare il fallimento o la sopravvivenza di interi Stati e di trasformare lo stile di vita di quei Paesi in un inferno. O almeno per chi non appartenga a una classe sociale privilegiata.
La fortuna non esiste perché la ricchezza si controlla, si dirotta e si gestisce in modo che l’Occidente (ovvero gli Stati Uniti d’America e il dollaro) possa conservare il ruolo di guida morale ed economica del pianeta. Anche diffondendo paure destabilizzanti sull’Euro. Anche a costo di vite umane, perché la guerra in Europa non è mai finita, si è solo trasformata in un’altra cosa.
Non esiste il libero mercato, perché aziende sane e produttive vengono imbottite di debiti e distrutte, le vite di chi ci lavora spezzate. E poi il divario sempre più ampio tra poveri e ricchi, la classe media sempre più esigua, gli scontri sociali sempre più accesi. E resistere non serve a niente. Questi sono danni collaterali, sono sempre esistiti, è il prezzo inevitabile del progresso e i diavoli sono solo gli esattori di questa tassa occulta.
Sopraffatto dai ricordi di un passato che sembra indicargli sempre più intensamente la persona che lui è davvero, Massimo comincia a mettere in discussione se stesso e il suo lavoro, e lo fa proprio quando ottiene l’avanzamento di carriera che è il premio di una vita. Il suo, però, non è un ravvedimento miracolistico, ma è più un retrocedere per gradi, con un comportamento contraddittorio e non privo di ricadute, e ciò rende il personaggio più credibile, la vicenda più verosimile.
Come nel romanzo di Walter Siti, citato esplicitamente e il cui protagonista Tommaso è in parte ispirato a Guido Maria Brera, ci si chiede fino a che punto arrivi il confine tra vero e verosimile. Fino a che punto è avverabile il disastroso scenario futuro che si descrive nel romanzo? Esiste davvero questo potere al di sopra della politica e dell’economia reale in grado di condizionare gli eventi? Ma soprattutto: se è vero che la fortuna non esiste, è possibile modificare il corso degli eventi e costruire da ora un futuro più degno?
Scritto molto bene, nonostante qualche caduta di ritmo, “I diavoli” è in grado di appassionare già dalle prime pagine. Con una intrinseca propensione divulgativa, il romanzo è inquietante e avvincente soprattutto per il suo forte legame con l’attualità e per la cognizione di causa dell’autore. La lettura è forse un po’ complicata dall’uso di termini del gergo finanziario, ma nulla che non si possa risolvere con una visita a Wikipedia, e poi è giusto anche sforzarsi di capirne qualcuno di questi letali meccanismi della finanza.
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