Dettagli Recensione
Falso coraggio
Sono stata attratta da questo libro dal primo momento che l’ho visto, ma non l’avevo comprato per paura che scadesse nel banale. Quando ho letto le due ottime recensioni sul sito ho pensato di essermi sbagliata e l’ho acquistato. Be’… devo dire che mi ha deluso un po’.
Quasi tutta la prima metà del libro è stata un vero e proprio supplizio. Corinna, la protagonista, è animata il 99% delle volte solo ed esclusivamente da rabbia. Sembra saper fare qualsiasi cosa (ad esempio tutte e due le volte che viene rapita riesce a fuggire come se niente fosse), è forte come un uomo e non ha paura assolutamente di nulla. In più è descritta come stupenda, capelli fiammanti, pelle perfetta, fisico altrettanto, occhi viola; nessuna donna è all’altezza della sua bellezza e riesce ad infiammare di passione qualsiasi uomo. Come se tutto questo non fosse già abbastanza irritante, la cosa viene sottolineata un milione di volte. Spesso il personaggio è poco credibile, ad esempio chiede a Dorian della sua famiglia dopo 3 anni e non ripensa praticamente mai alla propria. La cosa che più di tutte mi ha sconcertato è l’età della giovane: 16 anni. Di per sé non sarebbe questa gran tragedia, se non fosse che Dorian, il personaggio di cui si innamora, ne ha 20 e passa più di lei! La differenza è enorme ed ho cercato di non pensarci per tutto il libro perché altrimenti il legame mi sembrava pura pedofilia. Più o meno a partire dalla terza parte del libro la protagonista inizia ad essere chiamata “Signora di Tortuga”; l’appellativo fa decisamente colpo, ma non è per niente retto dal personaggio, che non fa quasi nulla per guadagnarselo, se non agire d’impulso e in modo sconsiderato. Sì, perché è di questo che si tratta e non certo di “coraggio” come l’autrice vuole far credere. In realtà, per ben oltre metà libro, Corinna è solo una ragazzina incosciente che non pensa un attimo alle conseguenze delle sue azioni e con seri problemi di gestione della rabbia.
Aspetto, quest’ultimo, che condivide pienamente con Dorian, il quale il restante 50% del tempo è eccitato per via di Corinna, che diventa fin da subito il suo chiodo fisso, e dimentica in men che non si dica il povero Gavin.
La parte del libro che meno mi è piaciuta è stata proprio quella in cui i due si conoscono, in realtà praticamente, Dorian cerca in ogni modo di convincere Corinna ad “essere sua”. Non l’ho apprezzata per niente: ci ho visto soltanto un animale che desidera soddisfare i propri desideri ed una ragazzina che nonostante tutto lo accontenta. Mi ha tanto ricordato CinquantaSfumature.
Per fortuna l’altra metà del libro è decisamente migliore e più appassionante, con il prevalere dell’azione. Soprattutto gli ultimi capitoli sono più interessanti e mi sono ritrovata a condividere varie convinzioni dei personaggi. Mi è piaciuto molto il modo in cui la scrittrice ha trattato il tema della libertà femminile in rapporto ai legami affettivi che troppo spesso, soprattutto all’epoca, si trasformavano in controllo e sottomissione, ed anche la crescita psicologica di Corinna e Dorian (quella di quest’ultimo mi ha davvero lasciato sorpresa e soddisfatta).
Per quanto riguarda i personaggi minori, a parte Gavin e Corraya, il resto sono davvero miseri. I componenti della ciurma ad eccezione di due, vengono citati una volta ogni morte di papa e l’autrice pretende che ci si ricordi di loro per la mezza comparsa che avevano fatto 200 pagine prima… ma come?! Walter e John sono gli unici citati più spesso, tuttavia sono quasi interscambiabili per quanto concerne il carattere e anche loro, come il resto dei personaggi ad eccezione di Corinna, sono stati mostrati soltanto con una descrizione sommaria la prima volta che vengono presentati e poi più nulla. Invece di ripetere milioni di volte l’aspetto di Corinna, la McGregor poteva sprecare due parole in più su di loro! A coronare il tutto, Walter (che dopo due minuti che la protagonista è a bordo la chiama già “Cori”) e la sua uscita di scena verso la fine del romanzo. Dopo che per 400 pagine la scrittrice ci ha più o meno nominato il tipo e ci ha fatto capire che è un grande amico di Dorian e un membro importante della ciurma, lo fa scomparire quasi come se nulla fosse e lo stesso vale per Gavin… bah.
Per quanto riguarda; invece, l’intreccio in sé, mi sento davvero di fare i complimenti all’autrice: la storia è molto ben costruita, proprio quando sembra che tutto vada per il meglio ecco che Kathleen tira fuori un filo lasciato a metà e lo inserisce di nuovo negli avvenimenti. E’ stata così florida di idee in questo romanzo che ne è uscito un libro enorme che sarebbe tranquillamente potuto diventare una trilogia. Ho amato moltissimo il modo in cui ha descritto l’epoca, le navi e l’ambiente piratesco: è chiaro che dietro c’è un lavoro enorme ed è stata davvero bravissima!
Ottima idea quella del vocabolarietto inserito a fine volume sul gergo marinaresco, senza il quale sarei stata spacciata.
Passando alla scrittura, questa è più o meno scorrevole, anche se a volte ho trovato difficoltà per via del mutevole punto di vista e, soprattutto all’inizio, per via delle descrizioni. La McGregor rappresenta molto spesso gli ambienti e gli scenari –sempre davvero suggestivi- nei quali si trovano i personaggi, ma si tratta di periodi lunghissimi, pieni di virgole, ai quali ho faticato a star dietro e più di una volta sono stata costretta a rileggerli. In compenso, si tratta di descrizioni bellissime, ricche di dettagli, che dipingono paesaggi esotici con una nitidezza tale da sembrare di essere lì.
Errori ortografici non ce ne sono ad eccezione di uno: se stesso con l’accento. Non si tratta di distrazione perché la cosa si ripete ovunque: non c’è una volta in cui sia stato scritto bene.
Come annunciato all’inizio, il libro mi ha deluso perché mi aspettavo il meglio, ma in fin dei conti non è male, anche se avrei preferito che la scrittrice si concentrasse maggiormente sulla rappresentazione di Corinna capitano piuttosto che sui suoi drammi personali.