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I fili del potere e i loro nodi
“Il pittore” – così chiameremo il protagonista di questo libro, giacché Sciascia non lo individua per nome ma per l'arte nella quale eccelle – inizia il suo resoconto con la citazione di un famoso filosofo, secondo cui da un iniziale atto di libertà dell'uomo discende una serie di avvenimenti causali incatenati al primo e non più dominabili.
L'atto di libertà del pittore, alla guida della sua auto, è quello di deviare per la strada che porta all'eremo di Zafor, dove – gli hanno riferito – molte personalità famose usano recarsi per brevi periodi di esercizio spirituale. Da quel momento, in effetti, il pittore avrà ben poco da fare se non seguire il filo degli eventi. Industriali, professionisti, ministri di Dio e ministri delle istituzioni: l'eremo è il rifugio di chi nella vita esercita il potere, e deve in qualche modo ricaricarsi dai “gravosi” impegni del quotidiano.
Su tutti svetta la figura di don Gaetano, colui che dirige gli esercizi spirituali: un prete sui generis, colto, magnetico, posato ma anche scaltro, e con la citazione facile (sacra o profana che sia), capace di richiamare le Sacre Scritture sia nel loro senso letterale che per il gusto di sottintendere tutt'altro.
E' lui che invita il pittore (o gli dà il permesso?) ad unirsi a quel gruppo ben consolidato di illustri personaggi. Quegli ospiti, accerterà ben presto quest'ultimo, sono gli ospiti di don Gaetano più che della struttura.
Tutto procede in modo assolutamente godibile, almeno per il nuovo arrivato, che resta ad osservare i riti dell'occasionale “congrega”. Fino a che nell'eremo fa ingresso qualcosa che nessuno attendeva: l'impeto omicida.
Al gruppo, allora, si aggiungono necessariamente un commissario di Polizia e un procuratore della Repubblica, che il pittore scopre essere suo vecchio compagno di scuola.
Tra i libri più noti dello scrittore siciliano, “Todo modo” si distingue per essere quello con il maggior connotato metaforico, carico di un ambiguità difficile da sciogliere (e perciò aperto a diverse interpretazioni).
Potere temporale e spirituale, politica e corruzione, cura degli interessi pubblici e delle anime, sono fenomeni che, sotto la lente d'ingrandimento dello scrittore siciliano, svelano lati oscuri e un evidente collegamento.
In un ambiente del genere, coloro che si definiscono fedeli appaiono condividere l'amor di setta più che un credo. La chiosa, in tal senso, è del commissario di polizia, impegnato a ricercare l'assassino (o gli assassini): “Lei, mi scusi, non sa di che cosa è capace la gente casa e chiesa, la gente col libro da messa in mano, la gente che dice di amare il prossimo suo come se stesso...”
Lettura impegnata, costellata di citazioni, consigliata a chi ama l'ironia declinata con sottigliezza e una certa dose di... “oscurità”; sconsigliata invece a chi ambisce, sempre e comunque, ad una conclusione incontestabile.
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Commenti
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Anche se, su questo libro in particolare, sto ancora chiedendomi fino a che punto l'ho capito. :)
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Ottima indicazione Rollo!
Bruno