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Persecuzione
 
Persecuzione 2014-04-10 17:11:04 enricocaramuscio
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
1.0
Piacevolezza 
 
2.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    10 Aprile, 2014
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Banalità, luoghi comuni e parolacce

Roma, 1986. E' una calda sera d'estate e in una lussuosa villetta dell'Olgiata l'esimio professore Leo Pontecorvo, insegnante universitario nonché primario di oncologia pediatrica, consuma la sua cena davanti al televisore in compagnia della bella e devota moglie Rachel e dei due splendidi figli Filippo e Samuel. Un quadretto familiare invidiabile, che le accuse di corruzione, usura, evasione fiscale rivolte negli ultimi tempi all'emerito medico riescono a malapena a scalfire. Ma questo inossidabile idillio non può resistere anche alla notizia che il telegiornale ha appena divulgato: il professor Pontecorvo è implicato in un caso di molestie sessuali nei confronti della dodicenne Camilla, fidanzatina del suo secondogenito. Un baratro si spalanca immediatamente sotto i piedi dell'incredulo Leo che si vede precipitare ineluttabilmente in un incubo senza fine. Incapace di lottare per dimostrare la propria innocenza, ferito e offeso dalla condanna immediata inflittagli da moglie e figli che repentinamente lo giudicano colpevole tagliandolo fuori dal ménage famigliare, il nostro protagonista non trova di meglio da fare che isolarsi dal resto del mondo e sotterrarsi come un rivoltante scarafaggio per nascondere la propria vergogna e soffocare una blanda ed infruttuosa rabbia, finché i suoi guai non culmineranno in un tragico quanto annunciato epilogo. Con continui salti temporali tra un nero e angosciante presente e un roseo e florido passato, Piperno ci racconta la tragica epopea umana e giudiziaria di un uomo che, colpevole soltanto di dabbenaggine e narcisismo, vede crollare all'improvviso tutto ciò che aveva fin qui costruito. La fama, il prestigio, il lusso, il rispetto, l'amore vengono brutalmente soppiantati dal sospetto, dall'odio, dalla minaccia, dall’ignominia. Eppure questa tragedia personale non scatena nel lettore quell’empatia con il protagonista che ci si aspetterebbe in una storia di questo genere. L’autore sembra impegnarsi più nel raccontare irrilevanti particolari del passato che nel tracciare un buon profilo psicologico dei personaggi o nel cercare di trasmettere le sensazioni e i sentimenti di un individuo ingiustamente messo alla gogna. Ciò non consente di far nascere quell’intesa, quel coinvolgimento, quel
trasporto che permettono di immedesimarsi nel protagonista, di provarne la stessa angoscia, la stessa paura, le stesse amare sensazioni. Pontecorvo tra l’altro viene presentato come un uomo tronfio e spocchioso che dietro un’ipocrita maschera da democratico progressista nasconde un'indole classista e snob e gode nell'ostentare la propria ricchezza e la propria posizione sociale, convinto di emanare fascino e suscitare invidia, ma poi del tutto incapace di affrontare con maturità gli ostacoli che gli si parano davanti. Tutto ciò non può far altro che allontanare nel lettore qualsiasi sentimento di comprensione e indulgenza. Ma anche gli altri personaggi non brillano per virtù e simpatia: i bambini piagnucolosi e viziati, la moglie avara, altera e paranoica che vede antisemitismo ovunque, gli amici ipocriti, l'avvocato avido e senza scrupoli, la bimba subdola e manipolatrice. Insomma, non si salva nessuno. Anzi, si salverebbe la prosa, curata ed elegante, se non fosse al servizio di un eccesso di banalità, luoghi comuni e parolacce che sembrano buttate lì solo per fare scena. Poco brillante infine l’idea di chiudere il libro con un inutile e per niente invitante “Continua…”.

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Commenti

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Il tuo giudizio severo è indicativo di come si possa giudicare diversamente un'opera. Molto ben articolata la tua analisi, io avevo apprezzato più di te questo testo, trovandoci qualche eco di Roth e persino di Franzen, ma penso sia molto utile leggere pareri diversi, senza arroccarsi sulle proprie impressioni...
Sai Enrico...leggendo la tua bella recensione pensavo a mano a mano che avanzavo nella mia lettura: ma non è che l'autore abbia per scelta evitato di rendere partecipe il lettore ai personaggi come a star significare che essi non dovevano dimostrare nulla nel dramma che li ha colpiti...così come erano, con i loro vizi e virtù...un po' come tutti o tanti in fondo? Come a farci capire che il male che ci può colpire non sempre deve trovare solo e sempre bene?...scusa le mie...forse strane riflessioni...stasera sono così!
Pia
Caro Enrico trovo molto interessante il tuo punto di vista e ben articolata la tua analisi.
Sono sempre stata combattuta sul fatto di leggere o meno questo romanzo.....penso che lo farò aspettare ancora un po'
Bravo Enrico, mi fido del tuo giudizio anche perché il maschilismo di Piperno non mi è mai piaciuto. E poi uno che accosta il suo nome a quello di Proust...ahahaha, meglio riderci sopra!
Santo cielo che personaggi. Li odierei tutti. Tutti quanti .
Grazie del consiglio, al di là di ogni de gustibus credo non farebbe per me.
:-)
Grazie Enrico per la franchezza della tua analisi. Purtroppo accade che, dalle recensioni giornalistiche, sia difficile distinguere una robetta banale da un capolavoro, salvo poi scoprirlo dopo aver acquistato il libro, che spesso non meritava la lettura.
@Anna Maria: ricordo bene la tua bella e positiva recensione di quest'opera, ben argomentata e molto invitante. Ma purtroppo le sensazioni che il libro ti ha trasmesso a me non sono arrivate e di Roth (ma anche di Kafka) ho trovato solo un blando e a mio parere mal riuscito tentativo di emulazione. Ma ovviamente è solo una questione di punti di vista e pareri personali
@Pia: non so, ma anche ammettendo che si tratti di una scelta deliberata la trovo comunque abbastanza infelice
@Silvia: io non mi sento di consigliarti questa lettura, ma sarei curioso di conoscere il tuo giudizio
@Cristina: modesto il ragazzo eh? Comunque grazie per la fiducia!
@C.U.B.: io non sono riuscito a trovare un briciolo di simpatia in nessuno
@Emilio: in effetti le recensioni che leggiamo sui giornali sono spesso pilotate da interessi editoriali e quindi non sempre sono attendibili...meglio affidarsi ai giudizi dei lettori anche se poi, come si sa, i gusti son gusti
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