Dettagli Recensione
"Lei c'era già.”
I personaggi di questo romanzo escono dalla pagina scritta scuotendo mente e cuore, entrano nella memoria come gente realmente incontrata e vi restano.
Non si dimentica un amore così ingombrante, improbabile, politicamente scorretto, non si dimenticano Timoteo e Italia, un chirurgo e una spiantata, raccontati dallo stile sanguigno della Mazzantini.
Sorprende la capacità della scrittrice di declinare al maschile pensieri e percezioni, ed
incanta il sapiente gioco di flashback, con il futuro che sorride pietoso all'ignaro passato invitandolo a godere dell'attimo, ricordandogli che ciò che deve accadere accadrà comunque, che al dolore non si sfugge ma neanche alle gioie impreviste.
Il primo strappo ad un'esistenza ovattata alto-borghese è uno stupro, una foia bestiale che affonda le sue radici in un buco dell'anima, trasformando brividi di disgusto in fremiti di desiderio:
“Che posso farci, sposa mia, questa sera ho voglia di infilarmi nel corpo di una donnetta, di strofinarmi addosso la sua testa di rafia”.
L'amore sboccia inaspettato sotto gli occhi stupiti del lettore, emerge dal fango di un'attrazione che sembrava sordida, rende a tratti poetica la prosa:
“La amo come un mendicante, come un lupo, come un ramo di ortica. La amo come un taglio sul vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera”.
Italia è “l'altra”, brutta, squattrinata e disillusa quanto bella e rampante è la moglie, giornalista in carriera.
Italia per Timoteo è la vita che si rivela, vita vera che spegne ogni altro rumore, che fa male e guarisce:
“Curami, curami...”.
Nella casa di lei, tugurio e rifugio, così diversa dagli ambienti ricercati a cui lui è abituato, si celebra il rito sacro e profano di una passione nascente, seguito da una quotidianità che è già condivisione:
“Ti faccio un piatto di spaghetti?”.
Gli spaghetti più buoni mai mangiati, come quella “dose” di arancini fritti e gustosi consumati in un'osteria all'insaputa della moglie. Perché sono poche le cose che restano nella vita, “giusto quattro stronzate. Ecco, tra quelle quattro stronzate, per me, c'è un piatto fondo da osteria con tre arancini dentro”.
Le emozioni del protagonista arrivano a getto continuo, crude e senza filtri, le sue lacrime ci bagnano, la sua debolezza indigna e impietosisce.
E mentre il cerchio tra passato e presente si chiude, sappiamo che tutto in qualche modo era scritto da tempo nella carne incisa da un bisturi, nel sangue che fuoriesce, nella paura di un giovane studente di Medicina:
“Lei era in quel taglio. Il sangue che temevo era il suo, così come avevo temuto il suo amore. Lei c'era già”.
Indicazioni utili
Commenti
13 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |
Ordina
|
Il film tratto dal libro - forse perché prodotto "in famiglia" (cioè da Castellitto, marito della scrittrice) - trasmette lo stesso odore d'impasto di miseria e poesia.
Anche io ho molto amato questo libro, e' il romanzo della Mazzantini che preferisco in assoluto.
13 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |