Dettagli Recensione
Manola di Magaret Mazzantini
Con Manola ho avuto a che fare con il terzo bel romanzo della Mazzantini. Molto diverso dagli altri due che ho letto, meno passionale e coinvolgente, ma grottesco, ironico, dissacrante e intelligente. Questo romanzo è la storia di due gemelle eterozigote totalmente diverse l’una dall’altra, Anemone e Ortensia: la luce e il buio, l’estroversa e l’introversa, la bella e la bestia, la gioiosa e la depressa. E’ interessante il parlare a due voci delle protagoniste, che si alternano a capitoli inversi, dando il loro punto di vista (spesso contrapposto) sulle cose della vita e sulle diverse esperienze che entrambe vivono. Ma può essere anche la storia di ognuno di noi, che racchiude in sé tutto e il contrario di tutto: le due gemelle potrebbero rappresentare il nostro lato oscuro e il nostro lato di luce, lo yin e lo yang, l’es e l’io, la materialità e la spiritualità. La Mazzantini mette in luce l’aspetto tragi-comico delle loro e delle nostre vite, con la sua solita ricchezza espressiva e con grande intelligenza e conoscenza dell’animo umano, descrivendo situazioni sopra le righe e paradossali (ma quante verità dietro a questi paradossi!) C’è un uso, da parte dell’autrice, della tecnica dello stream of consciousness, camuffato da dialogo delle due protagoniste femminili. Chi è Manola in tutto questo? All’inizio sembra che Manola sia una cartomante, a cui le gemelle si confidano, ma alle quali lei non risponde mai. Potrebbe anche essere uno specchio dentro il quale ognuno di noi si può riflettere, senza essere giudicato e al quale mostrarsi completamente nudo, indifeso e senza filtri. In ebraico il nome significa “Dio con noi”: potrebbe avere il significato di un confessore al quale rivolgersi, per trovare pace e tranquillità.
Fino alla fine l’autrice non ci permette di conoscere la sua identità, lasciando un incompiuto sul quale arrovellarci.
Ma mano che il romanzo procede, le due sorelle si scambiano i ruoli, trasformandosi ciascuna nell’altra: questo rappresenta la nostra evoluzione o la nostra involuzione?
Quel che è certo è che il loro cambiamento viene causato dall’interazione delle due con una terza persona, che modifica l’essenza di ciascuna di loro: Poldo, l’uomo che fa innamorare di sé entrambe. Anche se, anziché un principe azzurro, è descritto come un mostro: brutto, grasso e puzzolente. Ortensia, la gemella all’inizio più “buia” è una donna rinchiusa in sé stessa, fobica, dipendente dalla psicanalisi (a cui la Mazzantini rivolge un’aspra critica), molto attenta alla propria interiorità e poco al proprio aspetto fisico. Anemone, invece, è un personaggio ironico e sicuro di sé: bella, edonista e allegra, che però inizia una “discesa agli inferi” quando conosce Poldo e inizia ad annullarsi per lui, accettando la condizione di sottomissione e sfruttamento a cui il marito la sottopone e anche le sue percosse.
Mi sembra di notare, in tutto questo, la rappresentazione e la critica alla doppia natura della donna moderna: da una parte un grande bisogno di affermare sé stessa, la propria individualità e la necessità di emanciparsi dal maschio, dall’altra il desiderio di piacergli e di compiacerlo.
L’insegnamento che dovremmo trarre da questo romanzo è quello di cercare di essere noi stessi, sempre e comunque, senza permettere a niente e nessuno di cambiarci e senza permetterci di modificare i nostri atteggiamenti, per compiacere gli altri (sarebbe bello riuscirci!)
Come sempre, alla fine di ogni libro di Margaret Mazzantini, dopo aver riflettuto a lungo su quello mi voleva dire, penso di andare a ordinare il suo prossimo libro, da divorare in un paio di giorni.
Mi è capitato di leggere molti libri di donne che vanno alla ricerca di sé stesse, della propria vera natura, con la voglia di esplorare il proprio animo, scandagliarlo, per cercare di capire cosa vogliono veramente dalla vita, cercando di andare sempre più a fondo, fino a rischiare quasi di perdersi.
Non mi pare di ricordare un libro dove un uomo fa la stessa cosa, ma probabilmente mi sbaglio… Mi illuminate voi?!?
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute:
“Manola, le chiedo: esiste secondo lei un luogo che raccoglie tutto il pensiero smarrito dagli uomini?”;
“Io credo che ci siano miliardi di destini a disposizione per ognuno di noi”;
“E’ fantastico vivere, la gente non se ne rende conto”;
“Ortensia, la mia gemella, dice che non mi fermo mai per non guardare il vuoto dentro di me”;
“Io bastavo a me stessa. Avevo solo bisogno di un nido dove rintanarmi per coltivare la mia abbagliante interiorità”;
“Ogni bambino somiglia già al proprio destino”;
“La cultura è coraggio”;
“Mia sorella ha una visione mostruosamente materialista delle cose: è convinta che ogni vuoto si possa riempire”;
“Io adoro gli uomini un po’ avanti negli anni…per loro la fica è ancora un oggetto della misericordia, e non smettono mai di ringraziarti”;
“Oggi purtroppo l’unico imperativo è godere, ma io non ci riesco, sono troppo intelligente. Lascio godere i cretini”;
“Sono le imperfezioni che ci caratterizzano. Io sono sempre stata intensamente caratterizzata”;
“Io ho metodo, costanza anche nel piacere: so corteggiarlo, aspettarlo, centellinarlo, assecondarlo, fino a farlo penetrare in ogni cellula del mio organismo… I buongustai sono rimasti in pochi. Si va troppo in fretta, la fruizione dei piaceri è rapida, compulsiva e in definitiva triste. Se il dolore necessita del suo tempo, il piacere ne richiede almeno il doppio”;
“La donna concava, Manola, partecipa intensamente al piacere dell’uomo. La donna convessa invece, esige molto senza dare nulla in cambio”.
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Buona segnalazione.
Syd