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Una temibile coppia di sorellastre
A Bellano apre, siamo ai primi anni del Novecento, una nuova merceria: l’insegna recita Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti, e subito si scatenano curiosità e pettegolezzi. In primis, ad agitarsi sono i titolari delle altre due mercerie del paese, timorosi di vedersi soffiare clienti, e poi, via via, altri personaggi, stimolati dal tipo di insegna e dalla singolarità di queste due “sorelle”. Che poi sorelle non sono, meglio “sorellastre” : una delle due, Giovenca, bionda, affascinante è una trovatella affidata al Ficcadenti padre, merciaio, espertissimo nell’ elaborare sempre nuovi tipi di bottoni, l’altra, Zemia, è l’esatto opposto: secca, grigiastra, brutta da far paura, infiltratasi nella casa Ficcadenti in quanto figlia della seconda moglie, poi defunta, del Ficcadenti stesso. Le due Ficcadenti sembrano andare d’accordo, fanno affari, attirano sempre nuovi clienti : le loro mire a poco a poco si alzano ed il cervello di Giovenca funziona a meraviglia e, naturalmente, arrivano gli spasimanti. La scelta cade su un giovane ufficiale altolocato (gran villa, padre militare di carriera, madre insana di mente) : sfortuna vuole che il giovane, partito per il fronte ci lasci subito le penne e che, poco dopo, anche il padre lo segua nell’infausto destino. Giovenca eredita quindi una gran fortuna e gli appetiti dei corteggiatori aumentano. Scatta quindi un diabolico piano, su consiglio di uno di essi, Novenio, poetastro imitatore di D’Annunxzio, e di suo padre Esebele (unica vera mente criminale del romanzo). Avveleneranno l’insana di mente con un intruglio di oleandro. Il notaio di famiglia però, un untuoso personaggio invaghitosi di Giovenca, sarà costretto, una volta scoperto il piano criminale, a denunciarla ai Reali Carabinieri per tentato omicidio, mentre un altro spasimante di Giovenca, l’interdetto Geremia, convinto dalla stessa ad impalmare la sorellastra Zemia (ovviamente per togliersela dai piedi) resterà secco sulla via colpito da una persiana mal fissata staccatasi dalla camera di Zemia. Morale : il diavolo, esperto in pentole, tralascia spesso i coperchi.
Attorno ai personaggi principali, una serie godibile di comprimari, degna delle trame di Vitali, dal preoccupatissimo prevosto alla sua indaffarata e impicciona perpetua, dal comandante della Stazione dei Carabimiei a Stampina, la disperata msdre dell’indecifrabile Geremia, e altri ancora che fanno , di Bellano e della sua vita di più di cento anni fa un affresco sgargiante.
Molte, stavolta, le espressioni dialettali . E se Vitali provasse a cimentarsi con un romanzo dialettale, usando il colorito dialetto della sua terra come “lingua” e non solo come espressioni gergali ? Se si travestisse da Camilleri lombardo ?