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In fuga dalla colpa
Questo romanzo di Andrea Bertozzi è inserito nella collana mainstream dei Sognatori, ma gli si fa un torto ad ascriverlo a un genere preciso. Nella storia, infatti, non si trovano solo spunti per una meditazione profonda, ma anche un intrigo avvincente come un'avventura e inquietante come un thriller. Un nuovo inquilino, che ha molto da nascondere, va ad abitare in un condominio animato da gente singolare. La dispotica portiera, la coppia di anziani trafficoni, le sorelle bisbetiche, la famiglia di stranieri. Una carrellata di ritratti godibili e indimenticabili. Tutti sembrano giocare a più ruoli e a congiurare contro il nuovo arrivato. Nell'appartamento sotto al suo, poi, pare impossibile scoprire chi abita: ne viene solo una musica ammaliante. "La musica contiene un linguaggio che reca con sé un messaggio da decifrare" (pag. 35). Decifrare questo messaggio diventa l'ossessione del protagonista. "E' così che m'incammino verso una pozza d'acqua dove possa abbeverarmi. La musica mi accompagna. Oltre ogni miseria, oltre ogni paura. Oltre." (pag. 33). Ossessione veicolata dalla paura della colpa da cui fugge e che viene narrata nella seconda parte del romanzo.
Qui sono al centro del racconto la sua infanzia in una periferia degradata, il rapporto con i genitori e gli amici, fino all'errore fatale. Una profonda riflessione sulla colpa e la sua espiazione, sull'incapacità di decidere e sulle sue conseguenze, sulla vita e sull'amore, sull'importanza del gruppo e degli altri rispetto al singolo individuo: questo e molto altro, scritti con uno stile fluido ed elegante, mai banale. Da non perdere.