Dettagli Recensione
Quando l'arrosto si brucia.
Dopo la scoperta di autori come Carrisi, mi ero quasi illusa di un miglioramento della letteratura italiana, ma sfortunatamente non è stato così.
E' stata una mia amica a consigliarmi questo libro e, in seguito, a prestarmelo, ma sono rimasta con l'amaro in bocca e una profonda delusione nelle ossa.
Lo stile è scorrevole, certo, ma quasi troppo semplice, lasciando una sensazione di inespresso ad ogni gir di pagina.
Chi non conosce la trama? Due ragazze, Anna e Francesca, che vivono tra le braccia della Lucchini, un'azienda infame, forte, che uccide e soffoca.
Entrambe bellissime, meravigliose, senza alcun difetto: modelle, in poche parole.
E, questo, è solo il primo cliché della storia in generale.
Perché, a quanto pare, non c'è storia struggente senza protagoniste talmente fighe da essere irreali.
Entrambe con una famiglia disastrata: Anna, con un fratello operaio - Alessio, e un padre invisibile che preferisce tutto tranne che a loro. Francesca, con un padre violento, cattivo, e una madre che non si decide a denunciare.
Due realtà che si respirano sempre, qui in Italia, ma che sono state articolare nel modo sbagliato, in modo quasi superficiale, senza dare alito alla psicologia di queste figure che ci appaiono solo un aggiunta in più, un modo per avvicinarci alle protagoniste.
Poi c'è Donata, una povera ragazza sulla sedia a rotelle, Lisa - la sorella, che viene additata come la "cozza di turno", quando forse avrebbe rispecchiato di più le adolescenti di quanto hanno fatto Anna e Francesca.
Una cacofonia di avvenimenti incongruenti; troppa carne a cuocere, che però si è bruciata prima di essere servita in tavola.
L'amore, il sesso, l'omosessualità, la difficoltà economica, fisica, la violenza, la prostituzione.
Francesca e Anna, di nuovo, che ballano di fronte la finestra perché amano l'idea che gli uomini si masturbino su di loro. Anna, che perde la verginità a quattordici anni, e Francesca che si prostituisce ma a cui non viene dato quasi spazio, perché le "scopate" di Anna erano più importanti.
Personaggi che muoiono e spariscono all'improvviso e un vaso (l'amicizia tra le due) che d'improvviso ritorna integro quasi non fosse mai successo NIENTE (ed è inverosimile; le ferite restano sempre.)
Insomma, per concludere, è un libro stereotipato al massimo, sai già cosa succederà, e che ha illuso troppi lettori.