Dettagli Recensione
Stanno tutti bene tranne me di Luisa Brancaccio
Bellissimo questo romanzo, che ti cattura e ti coinvolge fin dalle prime pagine, facendoti partecipare alle vite dei personaggi.
La scrittura è asciutta, minimalista, senza orpelli, ma chiara e decisa. E’ una lettura che turba, ma che ti lascia moltissimo. Dopo “Nessuno si salva da solo” della Mazzantini, cercavo qualcosa che mi coinvolgesse e l’ho trovato!
E’ un romanzo con molte storie, che si sfiorano e parla soprattutto di relazioni interrotte.
La protagonista della storia principale è Margherita: moglie di un medico affermato e madre di tre figli grandi, che hanno fatto branco con il padre, escludendola dalla loro vita (“la famiglia si è divisa in due: i maschi da una parte e Margherita e il cane dall’altra” e “ Ha perso i suoi figli tanto tempo fa. Da piccoli sono stati solo suoi ma con l’adolescenza hanno scelto il padre e alzato un muro tra loro e la madre, hanno smesso di parlarle, di chiedere, di aver bisogno di lei” e ancora “La sua presenza ha questo effetto, dissolve il gruppo. I ragazzi spariscono appena lei entra in una stanza”). Apparentemente l’unica squilibrata della famiglia è lei, che vive una crisi esistenziale e prende psicofarmaci, invece Margherita è solo la spia dell’allarme dei disagi dell’intera famiglia: si fa carico del malessere di tutti e lo esprime come malessere personale.
Questo è un libro che ti costringe ad entrare nel dolore, a viverlo, a parteciparvi. Il dolore, quello potente che a volte separa all’istante, mentre altre ci dona delle vie di fuga che ci aiutano, ma non ci danno la possibilità di tornare indietro, ci tolgono la facoltà di tornare all’origine.
Un romanzo che parla di una verità che non vuole mostrarsi, bisogna cercarla scavando in profondità e per trovarla dobbiamo avere il coraggio di vedere al di là delle apparenze.
Meraviglioso, straziante, coinvolgente! Lo consiglio a chiunque, ma soprattutto a quelli che vivono di passioni (positive o negative che siano).
Le frasi o le espressioni che mi hanno colpita:
“E lei? Neanche ha amici. La sua vita sociale è la vita sociale del marito. Frequentano persone per le quali non ha nessun affetto. Sembra più un dovere che amicizia”;
“Il mio malessere cresce nel vuoto, non so proprio dove riesca a trovare nutrimento”;
“La mia non è noia patologica come insinua mio marito. E’ distanza affettiva dalla famiglia, dai figli”;
“Il sesso nella nostra famiglia è anaffettivo come tutto il resto”;
“…leggo troppo, come una fuga dalla realtà, come una forma di alienazione”;
“C’è qualcosa di artificiale in questi piccoli programmi della giornata, servono a nascondere la verità. Le raccontano ogni volta di una vita ordinata e regolare, una vita perfetta. Una vita che va avanti senza di lei. Stanno tutti bene tranne me”;
“Solo l’odore, un indizio che sfugge al controllo e si aggira urlante in mezzo a tutto questo ordine. Un urlo, non un sussurro. E un urlo è sempre disperato”;
“L’esasperazione di Margherita, la sensibilità eccessiva che trasforma ogni filo di voce in grida”;
“…restano in silenzio per tutto il viaggio, sospesi in una infelicità infinita. Che non finirà mai, lui lo sa”;
“Il dolore è come deve essere, sordo e pulsante, come di ossa rotte”;
Ma soprattutto strazianti i bigliettini del figlio:”Mamma che fai, non vedi?”, “ Dove sei?” “ Non vedi quello che ci fa?” e gli ultimi due, che rivelano l’arcano…
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