Dettagli Recensione
Mario...che rompe il vetro e salta fuori.
Questo romanzo è davvero scritto benissimo. Lo stile di scrittura mi colpisce immediatamente e positivamente, così pulito, senza inutili fronzoli, né sbavature, lo trovo perfetto, asciutto ed elegante nella sua essenzialità.
E' talmente ben scritto che i racconti di una vita scorrono giorno dopo giorno e anno dopo anno senza affanno, senza stancarti; sento nascere in me che leggo un pizzico d'ansia è vero, ma ciò nasce dal profondo legame che già sento con ciascuno dei protagonisti. Dalle aspettative che ho.
Il carattere dei vari personaggi così ben delineato; lentamente ma profondamente partecipiamo ai rapporti di amicizia che tra loro vengono ad instaurarsi.
Mario lo conosciamo a quattordici anni, poco amore e stima di se stesso.
Ci appare abulico, senza particolari impegni pomeridiani, nessuna voglia di ritornare a casa dopo scuola, nessun appuntamento che gli faccia pensare con ansia alle prossime ore; tutto è assolutamente piatto e noioso e privo di interessi stimolanti. Poi nella folla compatta e urlante che si riversa in strada all'uscita da scuola, scorge “lo sguardo di uno che cerca di farsi largo con un’espressione di estraneità concentrata. E’ uno sguardo da ospite non invitato, da passeggero clandestino: uno sguardo che prende distanza dai suoi stessi lineamenti, dal suo stesso modo di girare la testa a destra e sinistra.”
Conosciamo attraverso Mario e le sue prime impressioni Guido Laremi. Mi colpisce che di quest’ultimo si parli spesso citandolo per nome e cognome. Non solo il nome come per Mario, Roberta o Martina o Chiara o Werner o i gemelli….altre persone con cui trascorreremo tanti intensi momenti, ma Guido Laremi: come a voler sottolineare doppiamente la sua identità.
Guido, così disperatamente ostile alla civiltà industriale, colpevole di aver assuefatto gli uomini e subordinato la loro vita a quella delle macchine.
Guido e il disprezzo nei confronti di tutto ciò che vediamo e desideriamo, la smodata ricerca di acquisti che non ci sazieranno mai, ma che ci spingono a lavorare solo per guadagnare sempre di più.
Guido e il suo non capire il bisogno di possedere per sentirsi felici.
All’apparenza autodistruttivo e incosciente non nasconde la rabbia per il mondo com’è.
“Non mi sembra affatto di essere meglio degli altri: è l’idea di vedere i miei difetti moltiplicati per centinaia di volte che accentua la mia insofferenza e la riflette tutto intorno.” Mario
“Lo so come ti senti. E’ come essere dietro un “vetro”, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è “romperlo”. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti”. Guido Laremi
Guido e Mario, i soliti colpi a mano aperta sulle spalle per ristabilire un contatto.
Intanto arrivano le contrapposizioni, violente, di Mario e Guido, anarchici , contro i picchiatori del Movimento degli Studenti, picchiatori stalinisti, figli di avvocati e medici e commercianti.
Assistiamo a risse in strada tra fascisti e comunisti e alla prime assemblee organizzate nella palestra della scuola, dove se ne discutono i problemi: vecchiezza dei programmi e dei metodi, ostilità dei professori ai cambiamenti, la colpa della scuola nel rendere il paese e gli studenti fuori dal mondo.
Arriva il 12 dicembre 1969 e la strage di piazza Fontana.
Mario, cambiato, maturato, cresciuto improvvisamente a seguito della morte del patrigno. Il decidere come investire la piccola eredità lo porta in giro per l’Italia, fino a far tappa e porre radici a Gubbio, Località Due Case: due vecchie case di pietra su un pianoro circondato da boschi di querce e carpini e campi abbandonati. Diventano il centro del suo nuovo equilibrio. Si sporca le mani, rinforza le braccia, sopporta pesi sulle spalle, carica e scarica carriole di pietre in una frenetica e spossante attività che per la prima volta lo fa sentire vivo. Il paesaggio intorno e le colline gli danno la serenità tanto a lungo cercata. “Una porzione di mondo fuori dal mondo”.
La casa che si riscalda del calore di Martina e Chiara e acquista colore e rumori e sapori e odori nuovi.
Mi fanno dolcemente sorridere gli slanci di solidarietà e fiducia nel prossimo, l’essere pronti a dare una mano a chi ne ha bisogno, come per Werner, che in una notte freddissima di gennaio va a bussare alla porta di Mario, Martina e Chiara e trova calore e accoglienza.
Sarà parte essenziale della famiglia a lungo. Fino all’arrivo di Guido. Ancora e sempre Guido, che ritorna per poi ripartire.
Leggendo mi convinco sempre di più che l’arma giusta per far accadere le cose sono l’amicizia disinteressata, la solidarietà, il sapersi soccorrere reciprocamente quando ci si trova in difficoltà.
Mario lo fa più e più volte, sempre pensando a Guido, mai mettendo avanti se stesso e la sua posizione sicura e tranquilla.
Mario è l’esempio positivo di chi riesce a star con se stesso tutto il tempo necessario per crescere e conoscersi e rafforzarsi per affrontare il mondo e le difficoltà, colui che si rimbocca le maniche e stende le sue braccia per primo se c’è da lavorare, quello che si mette in macchina e affronta km e km per aiutare un amico a realizzare un sogno.
E' lui il mio eroe in questa bellissima storia di vite.
Mario, sempre pronto a soccorrere e medicare le ferite, incerto per sé ma sicuro per gli altri.
Lui ai miei occhi diventa la casa sicura in cui ripararsi per proteggersi dal freddo e dal vento nelle notti disperate.
Il finale è drammaticamente strepitoso e mai lo avrei immaginato.
Non mi riferisco a Guido evidentemente, perché questa scelta dell'autore è certamente più prevedibile; mi riferisco a ciò che succede dopo, e che non voglio svelare, per chi come me ha approcciato questa lettura assolutamente all’oscuro dei fatti e degli accadimenti.
Nella commozione mi sono riconciliata con Guido, in un attimo i sentimenti che provo per lui sono diventati chiari, ho capito o forse accettato alcuni passaggi o situazioni che non capivo o non volevo accettare. Ma il pensiero poi corre di nuovo a Mario e mi sento ancora più vicina e più riconoscente a lui, indiscusso eroe di questa saga familiare, lui che ha imparato a guardare oltre il vetro e anzi a romperlo e a saltar fuori.
“Nell’amico c’è qualcosa di noi, un nostro possibile modo di essere, il riflesso di una delle altre identità che potremmo assumere.”
Andrea De Carlo
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Commenti
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grazie, un saluto
ciao e grazie Gracy
Complimenti Mariaangela
ciao e grazie :))
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recensione sentitissima