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La maschera
Il libro di Matteo Cellini inizia inseguendo il suono delle parole, in una ricerca più linguistica e stilistica che di senso. All'inizio c'è soprattutto un concatenarsi di metafore, frasi di cui si insegue suono e bellezza.Il tema sembra soprattutto di facciata. Nessun interesse per l'obesità e i suoi problemi e patemi. L'obesità è un espediente, una maschera per parlare della difficoltà di interagire con altri, come ci si possa sentire non-persone incapaci di farsi capire e di comunicare emotivamente e efficacemente le proprie idee e il proprio mondo interiore. Un modo di rendere visivamente come ci si possa sentire obesi, sgraziati, ingombranti agli occhi altrui, a camminare in un palcoscenico dove si sbagliano continuamente le battute.
Nei primi capitoli la maschera della donna obesa calza male, sta larga e le frasi e la loro bellezza, ricchezza di metafore anche ardite prevale nettamente sulla storia in una scrittura un po' astratta. Matteo poi si fa trascinare dal torrente della scrittura fino ad arrivare al punto in cui questo lo porta più vicino a se stesso e al suo mondo interiore. La maschera calza a pennello e fa intravedere qualcosa dell'autore. E' ora impossibile distinguere tra autore e maschera perchè questa calza perfettamente e la scrittura si fa autentica. Siamo al capitolo 20-21. Quello bellissimo della "crisi bulimica" da cui partono una serie di capitoli tutti altrettanto belli che fanno meritare al libro le cinque stelle. Alcuni personaggi sono particolarmente interessanti, in particolare i due genitori e la professoressa che ha la sola pecca del nome, Mazzantini, che con la inevitabile associazione a Margaret infastidisce un po'.
Quindi un bellissimo esordio per Matteo, e ora aspettiamo tutti il suo secondo libro.
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