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Per fortuna c'erano i pinoli
 
Per fortuna c'erano i pinoli 2014-02-08 17:07:17 ValeDenny20
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
ValeDenny20 Opinione inserita da ValeDenny20    08 Febbraio, 2014
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Riflessivo ed appassionante

"Il cibo era la sua prigione. L'amicizia la sua salvezza."
Edito dalla Newton Compton, "Per fortuna c'erano i pinoli" è un romanzo commuovente e molto forte con cui la scrittrice Margherita De Bac fa il suo ingresso nel mondo della narrativa.
L'autrice, giornalista per il Corriere della Sera ha da sempre trattato argomenti di sanità, medicina e bioetica.
Ha conosciuto molte giovani e ha da sempre seguito con particolare attenzione il nodo della sanità italiana.
I suoi fortunati libri precedenti erano soprattutto inchieste, come "Siamo solo noi" e "Noi, quelli delle malattie rare"(editi entrambi da Sperling & Kupfer). Tuttavia anche al centro di questo romanzo è presente quella particolare patologia che sta molto a cuore all'autrice: l'anoressia. Un tema di cui sempre difficile parlare, ma di cui anche molto difficile scrivere. Ciò nonostante non dobbiamo aspettarci nulla di medico nel libro. La scrittrice espone semplicemente il suo punto di vista su questo tema, presentato attraverso gli occhi della fragile Domitilla, protagonista del racconto.
Il romanzo è tratto da una storia vera. La ragazza esiste ed sopravvissuta alla sua personale battaglia contro la malattia dopo essere stata 100 giorni in una clinica specializzata, aiutata nel suo percorso di guarigione. Ce l'ha fatta.
La De Bac con questo piccolo capolavoro d'esordio decide di trattare una storia delicata parlando di sentimenti, amicizia ed amore e di come sia importante nutrirsi di questo cibo per aiutarsi a superare certi problemi. Ha deciso di prendere per mano il lettore e di condurlo in questo complesso mondo di disperazione, bugie, silenzio e sofferenze che l'anoressia.
Domitilla è una fragile ragazza di ventiquattro anni, apparentemente malinconica e sfuggente.
Vive a Roma con la sua famiglia e frequenta molto poco i ragazzi della sua età. Un giorno conosce Lucia, un brillante avvocato quarantenne dai modi gentili ed accoglienti. Proprio per questo dunque Domitilla, la quale sembra aver perso la speranza di provare ancora sentimenti di gioia e felicità, vedendo e riconoscendo in Lucia una figura materna decide di aprirsi a lei e tra le due nascerà una profonda e sincera amicizia spinta dalla curiosità l'una dell'altra. Cominciano a parlare ed a confidarsi proprio come due vecchie amiche.
Domitilla è una ragazza riservata, ma bisognosa di affetto e così man mano che le protagoniste si conoscono e la loro amicizia diventa più forte, Domitilla farà capire a Lucia di avere una storia molto dolorosa nascosta dentro di sè, ma, incapace di raccontargliela, decide di darle il suo vecchio diario nel quale sono racchiusi tutti i suoi pensieri e le sue riflessioni. Lucia legge pagina dopo pagina il racconto dello strazio e dell'incapacità di uscire dal tunnel dell'anoressia della sua amica e ne rimane turbata. Come può aiutarla?
Decide di volerne sapere di più della sua famiglia e della misteriosa Villa Rosa affacciata sul lago di Locarno.

-"Noi aspiriamo a diventare ossa" racconta Domitilla.
E ancora: " Noi non ci guardiamo allo specchio. E se ci guardiamo, non ci vediamo. Il nostro corpo non è niente. Non è vero che deformiamo l'immagine di noi stesse. Tutte cavolate. Il nostro specchio sono gli altri. Noi siamo quello che gli altri vedono."

-"Siamo all'eterna ricerca di conferme: cercavo di compensare il mio senso di inadeguatezza con la perferzione. A scuola dovevo prendere i voti migliori altrimenti erano tragedie."

Tutto quello che viene raccontato da Domitilla è frutto di una materia tragicamente autentica.
La De Bac ha deciso di lasciare la forma diretta e più semplice di racconto (il documento giornalistico) e calarsi nei panni di una ragazza, la cui storia spinge il lettore ad appassionarsi ed a capire fino in fondo la tragicità di una realtà a noi contemporanea.
Un romanzo commuovente, un inno al silenzio dell'anoressia che non può lasciare il lettore indifferente.
Una storia talmente vicina a noi che darà molto materiale su cui riflettere e di cui non ci dimenticheremo facilmente. Il cibo visto come un nemico, l'amicizia e l'amore, sentimenti che possono aiutare a vincere questa battaglia con coraggio e senza vergogna. Siete d'accordo?

Alla prossima recensione!

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Commenti

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Interessante segnalazione, ma da ciò che descrivi e dalle citazioni la ragazza sembra più depressa che anoressica. Il tratto anoressico della personalità che sfocia nell'anoressia vera e propria ha come cardine il controllo, la distorsione dell'immagine corporea può esserci come no, ma di base il paziente anoressico ha un patologico bisogno di controllare tutte le componenti della sua vita.
Comunque il giudizio degli altri o l'emulazione di modelli non c'entra molto, perché l'anoressico è sicuro di sé non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno se non a se stesso.
Altro discorso per l'altra faccia della medaglia: la bulimia o ancora più complicato per iol disturbo d'abbuffata.

Bel commento e grazie dello spunto di lettura.... Il problema è attualissimo visto che l'età di comparsa di tale malattia, si sta abbassando sempre di più..... A rileggerci!
In risposta ad un precedente commento
ValeDenny20
11 Febbraio, 2014
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Grazie =D
In risposta ad un precedente commento

06 Marzo, 2014
Segnala questo commento ad un moderatore
Ciao,sono la Domitilla del libro,la ragazza del diario......Spero abbiate apprezzato la lettura di questo romanzo e spero possa essere di aiuto per chi soffre di questo malessere e chi sta accanto a loro.
L'anoressia e bulimia non sono altro che una forma di depressione che sfocia poi nel rifiuto del cibo o nelle abbuffate. Sono delle scuse per evitare di affrontare la gente e la vita. E' vero che siamo sicuri di noi,ma lo scopriamo solo una volta superate le difficoltà. All'inizio abbiamo paura di nn essere accettate e soprattutto di nn essere capaci di fare qualcosa.
Siamo persone molto forti con una grande forza di volontà: riuscire a nn mangiare nulla e convincersi che nn ci piace niente,non è da tutti. non ti sto a dire le volte che ho addentato il cibo con l'incarto......abbiamo paura di perdere il controllo e ci sentiamo forti e capaci se nn mangiamo.
Poi capita che si sfocia nella bulimia(provata anche quella).....del resto le cose o si fanno bene e tutte o meglio nn farle!!!
Io ora sono serena e devo ringraziare la mia famiglia,il mio compagno(conosciuto 1 anno fa) e una famiglia che ho conosciuto quando lavoravo in valtur.Hanno tirato fuori la vera Manuela,mi hanno fatto capire che ero capace,che potevo fare tutto e soprattutto chi ero,non la figlia di o la sorella di.....ero IO.
Scusate se mi sono permessa di inromettermi nei vostri commenti.....
Un saluto a tutti
Grazie mille della tua risposta! Anzi scusa il ritardo!
Sono rimasta colpita da questo libro, soprattutto per il fatto di essere scritto sotto forma di diario!
Volevo dirti che ho moltissima stima per te! sei riuscita a scinfiggere una battaglia da cui purtroppo non tutti ne tornano vincitori..e di questi purtroppo ne conosco alcuni!
Complimenti e grazie di cuore x il commento!
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