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Il senso dell'elefante:ottimo romanzo di Missiroli
Il Signor Pietro, nuovo portinaio di un elegante palazzo di Milano, è il centro del romanzo da cui si diramano numerosi personaggi, ognuno con la propria vivissima storia. Dagli abitanti del palazzo, ai vecchi amici e amori di Pietro: ci si trova davanti a un intrecciarsi di vite, che potremmo inizialmente ben paragonare a quelle dei nostri vicini di casa, ma che nascondono tutte una profonda sofferenza. Il romanzo infatti racchiude e presenta brevemente molti "hot spot" della vita quotidiana: la malattia, l'amore, l'omosessualità, la vecchiaia, la paternità. Forse fin troppi per un romanzo relativamente breve. Qui sta il talento di Missiroli: incastrare le varie storie dei condomini, così uniche e particolari, che meriterebbero tutte un romanzo a parte, e renderle un amalgama piacevole e ben calibrato. Ti affezioni a ognuno di loro. Piangi per le disgrazie di giovani e vecchi, ti commuovi. Provi a capirli, a immedesimarti. La quantità quasi esagerata di temi è presentata ottimamente, non mi è venuta voglia di esclamare (come, ad esempio, leggendo Acciaio della Avallone): "surreale, impossibile, esagerato!". Abilità dello scrittore? Sarà forse per quello.
Il finale? L'ultimo capitolo lascia mille punti interrogativi. Giusto così: Missiroli ha lasciato liberi i suoi personaggi di fare l'ultimo salto di libertà, fuori dalla sua penna e dalla sua immaginazione. Come poi si risolva la questione, chi lo sa. Ma, ripeto, dopo aver letto tutta la storia, ti accorgi che è giusto così.
Libro consigliatissimo. Ti spinge a ringraziare Qualcuno (papà, mamma, Qualcun'altro...) per la propria vita. Per l'affetto, per l'amore.
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