Dettagli Recensione
Splendore
Margaret Mazzantini è un'autrice che amo molto perché riesce sempre a ferire il lettore con maestria. Affila la lama o la penna (nel suo caso) e poi ti trafigge.
“Splendore” inizialmente l'ho trovato faticoso, ripetitivo e pesante.
Lo stile mi era sembrato forzato e poco fluido a differenza delle altre volte. Oltretutto ho avuto l'impressione di trovarmi davanti un mix di Fabio Volo e Moccia. Ovviamente mi sbagliavo.
L'ho lasciato da parte per un certo periodo e poi l'ho ripreso in mano, curiosa di sapere che fine avrebbero fatto Guido e Costantino, i due protagonisti del romanzo.
La sensazione che mi è rimasta una volta terminata la lettura è stata sicuramente la tristezza. La tristezza fa da sfondo a tutte le vicende che si susseguono. La tristezza di due persone che si amano ma possono farlo solo di nascosto e in silenzio, con colpevolezza. Perché queste due persone non sono un uomo e una donna. Sono appunto Guido e Costantino. Due bambini che crescono e coltivano un sentimento profondo, un amore forte e tumultuoso, fatto perlopiù di ostacoli. Ostacoli che la nostra società ci mette di fronte ogni giorno. Ostacoli che vincolano le nostre scelte, i nostri modi di essere, che sono tutti diversi. Ostacoli che sono i giudizi che noi diamo agli altri, dall'alto delle nostre presunzioni, del nostro modo di pensare. Molti dicono che non si sceglie di chi ci si innamora. Io invece dico di sì. Guido ha scelto di innamorarsi del suo amico Costantino e il suo amico Costantino ha scelto di innamorarsi di Guido. Lo hanno scelto loro questo amore, questa sofferenza. In questa storia violenta, piena di dolore e passione che quasi si possono toccare, l'autrice ha voluto farci scavare e ciò che ne emerge è l'affetto. Perché è una storia che racconta più affetti. Quello di un padre per i suoi figli. Quello di una madre. Quello di due amanti. E più amanti ancora. Tutti i personaggi sono descritti magistralmente, come solo la Mazzantini è in grado di fare.
"Splendore" secondo me è una storia soprattutto di vigliaccheria. La vigliaccheria che ci portiamo addosso tutti, come una croce, pesantissima. La vigliaccheria di essere noi stessi, che sembra quasi uno sgarbo alla società benpensante in cui viviamo. E quindi preferiamo vestire ruoli più adatti, più consoni. Le emozioni che proviamo le dobbiamo accantonare per fare spazio a ciò che è più a modo. Così, pur non smettendo di amare e di amarci, preferiamo non farlo vedere, per non intaccare gli occhi dei nostri giudici, che possono essere i nostri figli, i nostri insegnanti, gli spazzini, noi stessi.
Ecco quindi che ci neghiamo lo “splendore” della vita, preferendo non viverla come vorremmo, ma vivendola come vorrebbero gli altri.
Commenti
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Valentina
Ma non posso fare a meno di domandarmi il perché, nell'economia di tutta la storia, di quella violenza ai danni di Costantino. Ha messo in discussione tutto, a mio avviso. o comunque lo ha sporcato.
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