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Cento giorni di felicità
 
Cento giorni di felicità 2014-02-03 14:43:42 diogneto
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
diogneto Opinione inserita da diogneto    03 Febbraio, 2014
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Cento giorni di ovvietà!

E' come mangiare una torta al cioccolato non cotta bene al centro! Gli ingredienti sono ancora li, allo stato liquido, e mancano di quella solidità adatta per una degustazione e digestione ottimale!

Infatti, il libro di Fausto Brizzi "Cento giorni di felicità" [Einaudi 2013] è un miscuglio di sensazioni che sono difficili da estrapolare! Da una parte il romantico racconto di un uomo che, pur sapendo di essere destinato a breve alla morte, cerca di ricostruire il rapporto tradito con la moglie e di riflettere, in maniera serena, sulla sua vita aiutato dal suocero Oscar e dai fedelissimi amici che sono, come al solito, compagni, guarda caso, di zingarate, dall'altro un coacervo di luoghi comuni che non ha confronti con la storia della letteratura toccando argomenti di una complicanza unica con una profondità di una pozzanghera di inizio luglio!

Si può risolvere il tutto con la scelta, non condivisa con la moglie e fatta in 5 righe, di ricorrere, dopo 100 giorni, al suicidio assistito in Svizzera? è possibile che il protagonista faccia l'amore 3 volte 2 giorni prima di morire con la moglie mentre è affetta da un super tumore aggressivo allo stato terminale al fegato e ai polmoni? E' possibile che affronti avventure strabilianti nonostante i dolori, cavalchi la bici per 100 km, vada a cavallo, giri l'Italia e guidi per migliaia di km? e tutto senza fare accenno ad un medicinale ad ospedali o, tanto meno, alla morfina nominata, non so per quale motivo, a 3 pagine dalla fine?

Alla fine il libro è scritto bene, si legge volentieri in 2 giorni ma, il contenuto, "risolve", in maniera semplicemente superficiale, un problema che non può essere affrontato con una leggerezza simile!

Non so, francamente, se sarebbe stato pubblicato nel caso in cui l'avesse scritto un autore alla prima esperienza... A Fausto Brizzi riconosco la genialità nel leggere, sul grande schermo, le piccole avventure italiane ma, nello scriverle, si barcamena in una avventura più grande di lui cercando di toccare temi così distanti tra di loro che sembrano non avere punti di contatto.

Forse Brizzi voleva toccare un argomento enorme sorretto dalla forza delle piccole cose ma, per alcuni argomenti, ci vogliono i contro-coglioni e, in questo libro mancano!

Non so se questo libro sarò da apripista per un film... io spero serenamente di no! o almeno spero possa essere riletto in chiave più serena ma molto più confacente alla realtà reale delle cose!

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Commenti

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Non ho letto il libro, e penso che non lo leggerò... Da quello che scrivi i tuoi dubbi e domande sono del tutto ragionevoli, e mi sentirei di risponderti... No, non è proprio possibile! Ciao
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diogneto
03 Febbraio, 2014
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mio padre purtroppo ha lo stesso male di Lucio Battistini... mio padre è un atleta... mio padre poteva essere Lucio Battistini... mio padre soffre, e molto, per il tumore e, di questa sofferenza fisica e psicologica, non si legge nulla in questo libro!

Vero è che ci sono vari modi per affrontare questa situazione ma, il caso di Lucio, mi sembra inarrivabile! Una sagra dell'ovvietà con luoghi comuni a gogo!
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C.U.B.
04 Febbraio, 2014
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Che librino stupidino. Sei stato anche troppo buono, manca di tutto questo libro.
In bocca al lupo, a chi ne sa piu' di Brizzi, purtroppo.
In risposta ad un precedente commento
diogneto
04 Febbraio, 2014
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poteva intitolarlo "Cento giorni di ovvietà, l'importanza di chiamarsi Fausto Brizzi"... e tutti i critici si sperticano in lodi... mah!
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