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Agli sdraiati un divano glielo hanno pur fornito
Un monologo che in poche pagine descrive una realtà contemporanea con la leggerezza dell’ironia e la solidità di una riflessione sociologica. Il protagonista racconta la propria frustrazione di genitore davanti a un figlio pigro, sporco, disordinato, sprecone, narcisista, sprovveduto… insomma questo giovane esemplare di un allarmante stadio evolutivo a cui sembra essere giunto il genere umano. Ma contemporaneamente compie una necessaria autocritica, consapevole che si tratti del risultato di una educazione deficitaria, che per essere esercitata al meglio richiede al genitore pazienza, autorevolezza, esemplarità… «troppe virtù per chi nel frattempo cerca di continuare a vivere.»
La comicità esilarante di certi episodi, come il colloquio con l’insegnante, l’avventura della vendemmia, o il negozio alla moda, recano un risvolto amaro, nostalgico o polemico: «Che probabilità di successo ha la trasformazione in atto degli esseri umani in Scemi Totali?».
Il racconto parallelo della “Grande Guerra Finale”, con uno stile da action movie, allarga il conflitto genitore-figlio su scala generazionale, immaginando una futura tragicomica guerra tra vecchi e giovani.
Una domanda sembra comunque ripetersi: è più sbagliata la natura selvaggia, debosciata, apatica dello sdraiato o la superficialità, l’ipocrisia, la pigrizia del genitore fornitore del divano? Invettive si rivolgono in egual misura a entrambe le parti, e si articolano su diversi livelli prestandosi per far superare una prima lettura di puro e irresistibile intrattenimento. Senza rivelare il finale, che ad alcuni è sembrato banale, credo che forse, mettendo insieme i pezzi e restando sul piano della metafora, non poteva essere diverso di così.