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New generation
Titolo e copertina di questo libro incuriosiscono e attraggono.
Per me il resto lo ha fatto un’intervista radiofonica all’ autore, ascoltata qualche settimana fa, che mi ha spinto a leggerlo al più presto.
Il libro, nelle intenzioni, vuol essere una riflessione sulle nuove generazioni e racchiudere una sintesi su una serie di osservazioni relative all’ evoluzione dei rapporti padre-figlio negli ultimi anni.
Mi aspettavo un lavoro lieve e ironico, dove il sorriso, magari anche sarcastico, prevalesse sulle considerazioni sociologiche, invece, fin dalle prime pagine, il romanzo assume toni malinconici e quasi dolenti.
Le riflessioni dello scrittore, prima che sulle nuove generazioni, mi sembra che vertano sulla propria, in una condanna senza appello di un sogno esagerato e velleitario, che lungi dal realizzare una società nuova, si è arenato, nel corso degli anni, nella distruzione del mito del padre, rinunciando alla fase della costruzione di un'alternativa credibile, rimasta per sempre nei sogni indefiniti di gioventù . La categoria umana cui Serra si riferisce, è piegata su se stessa, langue (essa sì…) in una infinita adolescenza, avvizzita, imputridita, dalla quale si affaccia spaventata a verificare il prodotto della propria immaturità e accorgendosi di aver da un pezzo smarrito la strada, realizza con un moto di terrore di aver infine abdicato rispetto alle premesse, restando assorta nella contemplazione della propria incapacità, sorpresa di non aver così facilmente come pensava, sovvertito la realtà. Il mondo che osserva dalla posizione defilata che si è ricavata, appare così diverso dalle aspettative e così poco comprensibile, da risultare difficile credere che si sia contribuito alla sua determinazione.
Tutto sommato l’osservazione della nuova generazione, quella degli “sdraiati”, produce considerazioni abbastanza indulgenti, Serra li assolve questi ragazzi nuovi, così persi in un mondo che è un guscio tecnologico nel quale galleggiano in una sorta di sospensione spazio-temporale, privi di responsabilità, di obiettivi, di sogni (anche se non credo che tutti concordino con questo ritratto). Certo, i modelli non sono stati dei migliori, quindi…
I punti del romanzo che mi sono sembrati meno interessanti sono quelli in cui Serra racconta tratti del libro che immagina di scrivere sulla guerra globale, che in un tempo non lontano coinvolgerà vecchi e giovani in uno scontro epocale e sanguinoso “La grande guerra finale”(speriamo che non lo scriva sul serio!). Immagini surreali e inquietanti su cui l’autore indugia, a scapito dei passaggi che riguardano le descrizioni dello stile di vita di suo figlio diciannovenne e della sua “tribù”, ad un tempo divertenti e paradossali, dove non mancano momenti più malinconici in cui il distacco tra due dimensioni, due realtà totalmente diverse, diviene per il padre dolore e rammarico, ancora più bruciante laddove il figlio sembra ignorare totalmente i tormenti paterni.
In tutto si inserisce come un mantra, lungo il percorso del testo, l’ invito ora delicato, ora pressante, ora imperioso, affinché il ragazzo segua suo padre in una passeggiata in montagna per raggiungere il Colle della Nasca, località impervia e quasi inaccessibile. Nell’ impossibilità di trovare situazioni consone all’ aprirsi di un dialogo tra i due, questo sembra essere l’ unico escamotage che il padre trova per tentare un avvicinamento al figlio. E’ convinto che con la complicità del paesaggio, della natura possente, scuoterà il ragazzo dal suo torpore, insieme giungeranno a medesime riflessioni, a trovare nella fatica, nella contemplazione del panorama un momento di condivisione.
Le ultime pagine sono davvero belle (anche se non prive di retorica in alcuni passaggi). L’intricato percorso del padre all’ interno delle proprie esitazioni, dei dubbi irrisolvibili sul senso del proprio ruolo e la leggerezza del figlio, si incontreranno in un momento atteso e cercato, in cui forse davvero sarà possibile trovare un nesso tra due mondi al confine, l’uno epigono di una generazione naufragata nelle illusioni, l’altro incerto e perplesso, privo di ancoraggi e riferimenti, condannato a percorrere da solo la scalata verso una realtà inedita e sorprendente, forse totalmente dominata dalla tecnica.
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:-) ciao