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C’erano una volta Carola e gli scavalcamontagne…
Il percorso letterario di Barbara Garlaschelli non delude i suoi lettori. Brava, talentuosa scrittrice di razza non lascia dubbi nemmeno in questa sua opera che trasuda di emozioni pure dell’amore romantico, dei sentimenti verso la famiglia e il rispetto verso l’amicizia.
E’ di scena il teatro del primo novecento nelle forme sfaccettate di alcune piccole comunità ambulanti in giro per l’Italia, con attori e impiegati tutto- fare che montavano un sipario e facevano del loro meglio per rappresentare sprazzi di vite inventate e fiumi di lacrime finte, un mondo affascinante e certamente curioso che si avvicinava al vagabondare degli zingari e ai tristi preconcetti di gente poco per bene.
“Anche quella fu una delle tante lezioni che imparai da Alba.
Essere e fare, due universi lontanissimi”
Un mondo imperfetto, dove la giovane Carola si troverà catapultata come per magia, impersonando la figura dell’immaginario mondo dei bambini rapiti dagli zingari, sola e sperduta solo per aver avuto paura delle sue colpe legate a un fiume e alle temute conseguenze di non riuscire a superare il rimorso. Crescendo vivrà tutte le difficoltà che questo vagabondare le arrecherà, cercando e accarezzando tutto quello che di piacevole e importante può donarle la felicità meritata.
“La mente degli uomini era un posto grande, per la maggior parte inesplorato, e che esistevano mille strade per essere felici, tutte diverse.”
Acqua e teatro sono temi che l’autrice tesse in maniera impeccabile, attraverso cui srotola una matassa e tesse una storia sorprendente e ricca di inquietudine, dai tratti poetici, soavi e affilati nello stesso tempo.
“Quello che non aveva previsto era che uccidere un uomo non era semplice come andare in bicicletta.
Uccidere era complicato come vivere.”
Amo come scrive questa scrittrice e amo il suo percorso letterario, “Non ti voglio vicino” (finalista Strega nel 2010) è sicuramente l’opera che rappresenta la sua consacrazione nel firmamento del genere drammatico e inquietante, a differenza di quanto riportato nella quarta di copertina non mi piace che venga tacciata di scrittrice che finalmente si toglie l’etichetta noir, come se il noir rappresenti una pecca o un difetto o un genere secondario ad altri. Diversamente penso che la migliore opera rimanga quella noir, i suoi primi romanzi che ha scritto giovanissima trapelano una maturità e una genuinità che nel genere noir appartengono solo ai grandi nomi e comunque al di là di questo, sperimentare generi diversi rimane una sfida che finora le ha fatto vincere tutti i traguardi.
Lettura consigliatissima.
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Commenti
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Grazie :)
@Cristina
Si promette eccome...
@Mario
"Sorelle" è introvabile, se lo vuoi te lo presto (copia autografata) ma ti consiglio "Non ti voglio vicino" è disarmante e chirurgico da fare molto male.
Grazie...Penso che potrebbe essere nelle vostre corde ;)
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