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La forestiera
Storia di un giovane del Sud che si trova invischiato in una catena di eventi che gli rovinano la vita. Il tutto comincia con un casuale incontro con una donna che gli scardina la vita, portandolo a disprezzare il suo mondo, la sua famiglia, la sua vita, in nome di un amore che amore non è, accecato praticamente solo dal desiderio, che lo porta troppo lontano da se stesso. Perde la lucidità, si costruisce una realtà immaginaria, emigra verso l’ignoto per affondare ancora di più. Il frasario usato è da carrettiere. Il protagonista vero sembra solo il desiderio di liberare istinti. I dialoghi hanno un che di finto ed alienante. L’unica cosa che salvo, oltre alla figura mite della madre del ragazzo, è che alla fine Mino riconquista la sua dignità di persona. Ho apprezzato poi il finale, perché per tutto il libro mi aspettavo un finale banale e scontato ed invece il libro non si conclude come avevo immaginato. In ogni caso non ne consiglio la lettura, perché lascia davvero poco.
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sono l'autore de "L'amore malato" da lei "recensito" (nel suo caso converrà che si tratta di un termine un po' esagerato) lo scorso gennaio. Da qui la prima notazione: io non mi nascondo dietro uno pseudonimo, lei, invece, sì. Questo ci rende immediatamente diversi: io appartengo alla categoria di coloro che mettono in gioco se stessi a viso scoperto, lei, invece, no. La seconda riguarda la qualità delle sue osservazioni che, abbastanza scadenti e superficiali sia dal punto di vista sostanziale che formale, sono sufficienti a svelare quanto meno il suo valore reale, oltre che il suo livello culturale.
Per mia natura, rifuggo dall'emettere giudizi sulle persone. Nel suo caso, mi ha spinto il fatto che lei si sia permessa di farlo nei confronti miei e del mio lavoro.
Inoltre, quella che lei riassume a modo suo, non è la storia che io ho raccontato.
Roberto Patruno