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IL CARNEVALE DEGLI STEREOTIPI
ho deciso di leggere questo libro, incuriosita dalle numerose recensioni inserite e dall'argomento trattato.
Coraggiosa questa scrittrice, mi viene inizialmente da pensare, ma poi maturo anche la riflessione che, forse, sia anche un' ottima strategia pensata a tavolino. L'aborto terapeutico come tema, è intuibile da subito avrebbe creato sicuramente molto rumore, molta pubblicità, molto parlare e quindi molti libri venduti, molta visibilità......
Doveroso prima di altro, dire due parole sullo stile di scrittura, che risulta scorrevole, il libro lo si divora in poco più diuna giornata, anche se ritengo che la scrittrice abbia affrontato questo tema in modo molto superficiale, mantenedo un "basso profilo",nel senso che, la cosa più semplice da fare sia stata focalizzare l'attenzione sulla madre,come vittima di una situazione tragica, inaspettata,arrivando a trovare tutte le giustificazioni possibili alla scelta....
Ovviamente il discorso diventa molto più ampio di quello inserito nel commento a questo "romanzo", la riflessione assume forza ed importanza, se racchiusa nel contesto sociologico che ci ritrovIamo a vivere.
Contesto nel quale il relativismo, il soggettivismo, l'annullamento dei valori indissolubili legati alla difesa, ed al prendersi vera curadella vita come bene primario ed imprescindibile per una società onesta e giusta, la fanno ormai da padrone... Ecco che si cercano continue conferme ad azioni che la stessa coscienza del singolo condanna. Il parlarne, il far passare come "normale", come unica scelta possibile, un aborto terapeutico al settimo mese di gestazione, per di più, all'esterno dell'Italia, in quanto la nostra legge non lo permette, diventa ottimo trampolino di lancio per la Spartaco, ed ottimo sostegno per l'idea collettiva del nostro oggi, che chi non è "normale", non ha spazio nella nostra società, non ha diritti, nemmeno quello di venire alla luce e di essere amato per quello che è e che può dare.
Ecco che ci si riempie la bocca di frasi retoriche quali: " Che futuro può mai avere un bambino con gravi handicap fisici?
Decido di non farlo nascere per non farlo soffrire inutilmente....
L'ipocrisia la fa da padrone,siamo la stessa società che si indigna se viene abbadonato un animale domestico in autostrada d'estate ( confermo che è un'azione bieca e crudele..), dell'aborto però poco si parla...
come i clichè della stessa scrittrice, che fanno leva sulla religione cristiana, menzionando un Dio crudele,che indifferente permette tali tragedie, alla colpevolizazione della Croce di Cristo, come esempio di percorso obbligato di sofferenza perraggiungere la salvezza, al riferirsi anche ad altri credo, in merito alla reincarnazione..... Tutti concetti buttati lì in maniera superficiale, per seguire il pensiero comune ( molto facile scrivere in questo modo....)
Non posso sentire come in questo caso, definire un aborto terapautico al settimo mese di gestazione, liquidandolo con la frase:
" E' solo un feto" ( se pur provocatoriamente... ma quanti possono decidere di prenderla alla lettera?); Uno scrittore ha anche delle responsabilità credo..... Sarà perchè sono nata due settimane prima dell'aborto eseguito su Lorenzo ( questo è il nome del bambino), quindi sentiamo, non ho nemmeno il diritto di essere definita persona? Cosa sarei allora? Un aborto venuto male?
La Spartaco inoltre, lascia ampio spazio a pagine pagine di dolore, incomprensione, buio, che una decisione del genere porta con sè, dando molta visibilità alla difficoltà di gestire tale scelta, e per carità, nessuno nega il dolore,assolutamente, come nessuno nega la
libertà di ciascuno di poter scegliere,ma, ecco che arriva la buccia di banana.... Non si può condannare in maniera derisoria ed aperta, tutte quelle donne che invece, scelgono di portare avanti gravidanze difficili e dolorose, subendo una sorta di attacco al contrario.
E' un libro che non consiglio quindi, che sguazza nel dolore, che rigira il coltello nella piaga, in maniera anche pruriginosa, con descrizioni quasi minuziose della tecnica operata per l'aborto ( che necessità c'è? il concetto è già chiaro di per sè), con personaggi, stereotipati, Luce donna debole, influenzabile come una bambina,Pietro, marito forte che si assume la responsabilità di decidere ed organizzare tutto; La famiglia di Luce, meno abbiente di quella di Pietro, un cattivo rapporto di Luce con la madre,
una suocera invadente....... Alè! Ecco a voi il carnevale degli stereotipi, e noi che abbocchiamo vergognosamente.....
Cara Spartaco non si lucra sul dolore, forse è per questo che nessuno ha mai scritto in modo così aperto e "sbragato" sull'argomento... Non trova?
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Commenti
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Ordina
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Ognuno ha le proprie idee ed e' giusto cosi però andarle a leggere questa commovente recensione e relativa risposta dell'autrice male non può fare , lei non lucra sul dolore, questo e' lo stesso dolore che lei porta sulla pelle ,indelebile come un tatuaggio.
L'utente che ha scritto la recensione sul blog che ho menzionato ha pregato di non postare commenti sotto e la rovo una giusta scelta, su questo argomento ogni parola e' di troppo' soprattutto per chi ci e' passato .
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Pia