Dettagli Recensione
L'amore assoluto
Signorina e l’amore sono i protagonisti indiscussi di questo romanzo. L’amore con tutte le sue sfaccettature, l’amore che dona, l’amore che riceve, l’amore che toglie, l’amore che dà, l’amore che impone, l’amore prepotente e quello generoso. In particolare l’amore materno, ruggente e graffiante capace di lottare e, a volte, soccombere.
Signorina è un nome fuori dal comune, affibbiatole dal padre ferroviere ispirato al momento della nascita dal portamento elegante di un treno in arrivo alla stazione. E proprio su una banchina, un giorno la bambina dal nome singolare incontra casualmente un viaggiatore dalle mani fatate in grado di creare piccole meraviglie; infatti, con pochi gesti sicuri il signore dagli occhi a mandorla trasforma un pezzo di carta in un grazioso vestito per la bambola della piccola.
Signorina cresce ed aumenta la sua abilità a creare modellini, come le aveva mostrato il signore alla stazione, una capacità che le garantisce un posto nella sartoria locale, distinguendosi dalle colleghe per la bravura.
Passano gli anni, arriva la guerra e se ne va portandosi via molto e lasciando poco, arrivano i problemi familiari e, zoppicando, se ne vanno anche quelli, poi giunge in punta di piedi l’amore passionale e lì ci resta. Signorina nutre un sentimento forte e sincero nei confronti di Beppe, nonostante il matrimonio sia spinoso, mette al mondo Ivo.
Il figlio è malato di tubercolosi, segnato dalla sofferenza, una mano invisibile attanaglia la gola del bimbo impedendo all’aria di compiere il semplice viaggio verso i polmoni. La vita, già di per sé faticosa, diventerà insostenibile, Signorina dovrà affilare le unghie per combattere la malattia del figlio, rinunzierà a tanto per concentrarsi solo su di lui, consumerà ogni fibra del corpo e della mente per vincere. Sarà sufficiente?
Un romanzo dotato di un tema centrale corredato da altre tematiche non meno importanti, quali la guerra, l’aborto, l’amore familiare, l’amore passionale. Una penna sapiente in grado di confezionare una trama solida dalle rifiniture di classe, capace di scatenare emozioni positive e negative.
Il lettore assiste ai disastri della guerra, gente che parte convinta di conquistare chissà cosa e gente che non torna più. Ci sono pagine toccanti come quelle relative alla malattia del bambino, un incubo per chi è madre. Ci sono riflessioni discutibili, almeno per me, nelle quali prevale il dispiacere della protagonista per il sogno infranto di dedicarsi all’arte del cucito come professione. È doveroso un sano egoismo, ma davanti al dolore di un figlio non ci si annulla in via naturale?
Uno dei personaggi che spicca per le buone qualità è il fratello di Signorina, Olmo. Un bravo ragazzo, sensibile ai problemi della sorella, disposto a sacrificare la propria nuova famiglia per assistere quella di origine; una persona di poche parole ma con un abbraccio che scalda il cuore.
Concludendo, un romanzo scritto con grazia e cura, una lettura densa che riempie in modo piacevole.
“Lo tenne vicino e si graffiò con le braccia, si ferì con la voglia di continuare ad amarlo, si scorticò per non allontanarlo, consapevole di quanto avrebbe dovuto affrontare per tenersi abbracciata a lui e a quello che lei portava dentro di sé, per continuare a dar forza a tutto quanto avrebbe difeso e nutrito, per cui avrebbe lottato e pianto, affinché fosse vivo e uscisse fuori nel mondo a mostrare cosa era capace di fare il suo amore”
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Mi hai fatto venire in mente quando all'asilo, mia madre mi fece con della carta crespa un vestito per carnevale...e altri gesti , che testimoniano quanto sia grande l'amore di una madre...grazie,
Pia