Dettagli Recensione
Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo
Dio il Diavolo e la Mosca
nel grande caldo dei prossimi mille anni
di Sebastiano Vassalli
Quando nel 1980 ebbi l’onore di conoscere e frequentare Sebastiano Vassalli, egli aveva già dato molto alla stagione sperimentale. Un suo libercolo di quegli anni dal titolo “Arkadia” fece da pietra miliare.
In quel libretto Vassalli, polemizzando con coraggiosa onestà intellettuale, fece la storia degli impoeti d’Italia. Sempre in quegli anni il Nostro, iniziò la marcia di recupero delle forme più vicine alla tradizione letteraria ed, in parallelo, iniziò una sua speciale ricerca. Andando indietro nella storia vi cercò tracce d’esistenza contemporanea. Indagando l’attualità tentò di impadronirsi dei suoi meccanismi. Utilizzando la tecnica del romanzo, srotolò le vite per raccontare la Vita. Iniziò indagando su se stesso e la sua famiglia con “L’oro del mondo” (1987) e passando attraverso romanzi come “Il Cigno” (1993), arrivò a costruire con “L’Italiano” (2007) le caratteristiche, direi genetiche e comportamentali, dell’italiano moderno.
Fece questo allargando il suo giardino fino a farlo diventare foresta globale, dilatando il municipio in nazione ed il paesano in metropolitano.
È stata la sua, un’avventura strabiliante, condita solitamente dal sorrisetto di chi la sa lunga o dal ghigno di chi dice “ben ti sta”.
Oggi è in edicola con un nuovo romanzo edito da Einaudi dal titolo “Dio il Diavolo e la Mosca nel gran caldo dei prossimi mille anni”. Il tema conduttore è la stupidità umana. Un assioma questo incontrovertibile che la poesia omerica traduce in miti o trasforma in furbizia o derubrica in marioleria. Già in un altro romanzo “3012”, Vassalli andò ad immaginare il futuro dell’umanità. Con la sua solita verve ironica, risolse il problema dell’approvvigionamento energetico con la scoperta della molla che spinge l’uomo a progredire. Egli la individuò nei suoi sentimenti negativi come l’invidia, l’odio, l’egoismo. Quei sentimenti erano in grado di produrre “l’eum” una sorta di propellente energetico capace di alimentare tutte le attività umane.
Anche in quest’ultimo romanzo l’idiozia la fa da padrona. Nell’uomo produce azioni imprevedibili come quella del giudice di corte d’appello Stoiber, che dopo una vita equilibrata, improvvisamente sceglie pirandellianamente di farsi crescere la barba e di insidiare la sua anziana segretaria che ha avuto davanti agli occhi per vent’anni senza accorgersene. In questo romanzo Dio, ovviamente, è la stupidità che tutto determina e sorregge. Anche l’inferno ne è condizionato. Il diavolo s’innamora. Da innamorato finisce vittima del suo sentimentalismo. La stupidità produce il grande caldo dei prossimi mille anni. Il mondo sborniato dal caldo diventerà un deserto dei sensi in cui un insetto, la mosca, si atteggerà ad essere trascendente che deciderà casualmente della vita e della morte.
In questo romanzo, l’universo che si muove è un crogiolo infernale in cui trova cittadinanza tutto quello che occupa le cronache dei nostri quotidiani.
In ogni pagina, si descrivono le miserie e le assurdità del nostro vivere moderno, lasciando intravedere una sorta di passiva accettazione come necessaria deriva del progresso. Vassalli ama narrare l’aspetto torbido dell’uomo postmoderno tralasciando ogni possibilità di redenzione. Noi pensiamo che l’uomo è da sempre uguale a se stesso: un’affascinante canaglia. Egli è capace delle più incredibili carognate ma anche degli slanci più impensati e generosi. Spesso diavolo talvolta martire egli ha in questa dualità il suo fascino. Dal genio dello scrittore che ha fatto intenerire e si è intenerito narrando la vita di un poeta, Dino Campana, suo babbo matto, ne “La notte della cometa” (1984), noi ci attendiamo uno sforzo creativo più generoso. L’autore de “La chimera” può, deve additarci una finestra, una via d’uscita, un cono di luce.
Salvatore Violante