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Un uomo
 
Un uomo 2013-12-26 21:04:06 Todaoda
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    26 Dicembre, 2013
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E noi?

Che cos'è un uomo?
Benchè sia essenziale rispondere a questa domanda per comprendere, talvolta persino giustificare, il significato del libro della Fallaci, a dare una definizione all'uomo si rischia di imbarcarsi in una serie di ragionamenti estremamente complessi che se non ben bilancianti tendono a diventare tremendamente pedanti o ancora peggio banalmente qualunquisti. È fin troppo facile infatti fare della filosofia da bar su un argomento del genere, ed essendo questa, quella del libro, una storia concreta, vera e a tratti tutt'altro che filosofica, non ci sarebbe nulla di meno appropriato che recensire il libro, e giudicarlo, partendo da dei presupposti semantici, per non dire dei sofismi, che senz' alcun dubbio trascendevano l'intento dell' autrice.
Ciò premesso, rimanendo comunque doveroso rispondere alla domanda iniziale, è meglio mantenersi sul semplice. Tanto suppongo che bene o male chiunque abbia un idea di cosa sia un uomo....
Dunque che cos'è un uomo? Che cos'è un essere umano?
Un uomo tralasciando la parte diciamo materiale, quella costituita principalmente d'acqua, molecole di carbonio e qualche organo più o meno vitale, è un miscuglio di pensieri, idee, sensazioni, pulsioni e ragionamenti, alcuni simili e concordanti altri diversi e contrastanti e in base a questi, in base a come li elabora, agisce, compie delle azioni, che possono essere più o meno importanti, che possono essere più o meno giuste agli occhi di quel sistema non sempre organizzato di suoi simili che comunemente si chiama società.
Quindi allora un uomo è anche un essere che compie azioni! Sì, e a dire il vero ne compie pure tante nel corso della sua vita e per ognuna di esse ne paga le conseguenze, siano esse giuste o sbagliate. Ed è ben di questo che si parla nel libro. Il libro della Fallaci racconta la storia di un uomo, di quel che ha fatto, e di quanto gli è accaduto. Ed era questo un uomo per nulla dissimile da molti altri, con le sue idee, le sue passioni, le sue ragioni e i suoi torti; un uomo che, sì forse era più portato rispetto ad altri a compiere scelte estremiste, a dar meno valore alla vita propria e altrui che la media della società, (o forse a darne di più, infatti a ben vedere è proprio per questo che lottò costantemente contro il regime filo fascista greco e le sue successive evoluzioni), dunque un individuo forse più sbilanciato verso certe idee, certe pulsioni, ma pur sempre un uomo come tanti, come tutti. E questo è essenziale comprenderlo, altrimenti a posteriori, dopo più di quarant'anni dagli avvenimenti, al caldo dei nostri bei caminetti (vabè facciamo termosifoni) non si potranno mai accettare le sue gesta, giustificare la sua rabbia, comprendere il suo odio, non si potrà mai capire quel che ha provato quando venne rinchiuso nella cella di tre per tre a forma di tomba, quando è stato picchiato, torturato, reso vittima di una persecuzione psicologica tremenda, e quando in fine è stato ammazzato. Non si potrà mai capirlo se non ci si mette nei suoi panni, se invece di leggere il suo nome non leggiamo il nostro.
Vero, lui inizialmente ha commesso un attentato, ha tentato di uccidere una persona con una bomba, tuttavia quella persona stando al libro, stando a quanto ci racconta la storia (non è nell'intento di questa recensione entrare nel merito riguardo l'autenticità dei fatti narrarati), si era macchiata di crimini ben più gravi, crimini che probabilmente alla luce proprio di quella che noi chiamiamo umanità, e sicuramente del concetto etico che "l'uomo" del libro aveva di essa, giustificavano la sua morte. Vero. Tuttavia, lecita o meno che fosse stata la sua battaglia, aveva fallito e ciò non di meno alla fine venne ripagato con gli interessi sottoponendolo ad un calvario mortale che, se non la giustificazione al suo gesto, fu senza dubbio la dimostrazione della disumanità di quel regime politico militare contro cui lui si era scagliato.
Eppure ribadisco lui era un uomo qualunque, almeno inizialmente, come noi, come tanti di noi! Per comprendere dunque il significato di quest' opera è bene porsi allora un'altra domanda: noi al suo posto cosa avremmo fatto? Se invece di essere Panagulis ad essere torturato e seviziato per mesi, anni, nella cella di Boiati e in tutte le altre, eri tu, lettore, cosa avresti fatto?
Probabilmente è impossibile rispondere poichè è inconcepibile immaginare anche solo di trovarsi in una situazione del genere. Occorre tuttavia ammettere che se è impossbile rispondere a questa domanda è allora altrettanto impossbile giudicare l'operato di quell'uomo, sia che lo si voglia tacciare di delinquenza, di terrorismo, sia che lo si voglia marchiare da eroe.
E non potendone giudicare l'operato, non si può nenanche giudicare il contenuto del libro, il pensiero dell'autrice intimamente legata a lui. Dovrà dunque bastare parlare dei contenuti senza giudicarli, parlare della storia senza porsi al di sopra di essa come imparziali arbitri del bene e del male. E che storia è questa? Questa è la storia reale di una persona che, malgrado la sua normalità, pur trovandosi in situazioni tremende non si è mai arreso, che malgrado le innumerevoli sconfitte, anche se sarebbe stato molto più semplice, non ha mai chinato la testa, e ciò non l' ha reso un eroe, non l' ha reso un martire (come volle la folla al suo funerale) ma semplicemente un essere umano, un essere umano ancora più umano. Una volta qualcuno disse "un uomo non si capisce quanto vale quando vince, troppo facile: a vincere sono buoni tutti, ma lo si capisce quando perde, da come affronta le sconfitte, se si arrende o continua a lottare." Vero. E se, come in questo caso se si vince forse c'è in ballo il bene comune di una nazione, ma se si perde c'è in ballo solo la propria vita e ciononostante si continua a lottare, be allora quale definizione migliore si può dare a quell' essere umano se non quella di "Uomo"? Non ce n'è, non ne esiste alcuna di migliore, poichè un essere che si mette in gioco in quel modo di umano deve avere tutto, assolutamente tutto: l'orgoglio, la rabbia, la ragione, i torti, i dolori, le sofferenze, e soprattutto la dignità.
Ciononostante quell'uomo, malgrado la sua dignità e il suo coraggio perde, perde ripetutamente e noi, suoi simili, lungo il racconto perdiamo con lui, fintanto che giunto allo stremo, riuscendo stoicamente a non arrendersi per l'ennesima volta, perde definitivamente, perde la vita. E qui (fortunatamente) noi non siamo più con lui, noi torniamo ad essere dei vivi lettori comodamente seduti in poltrona, e il distacco è totale, tremendo, come totale e tremenda diventa la domanda che per riflesso alla luce della storia appena letta sentiamo in obbligo di porci: sì, abbiamo capitò cos'è un uomo, ma noi possiamo definirci uomini?
La domanda implicita con cui inizia questo libro dunque si trasforma e da "come si definisce un uomo?" diventa, possiamo noi nel nostra coscienza, al pari di lui, al pari di Panagulis, definirci uomini? Possiamo noi definirci autentici esseri umani? Una domanda ben più importante della prima poichè è una domanda personale, che ci riguarda direttamente e per tanto ci infastidisce, ci repelle: tutti di primo acchito rispondono "certo che sì!" eppure si insedia nel profondo della nostra coscienza e rimane, talvolta sussurrando talvolta gridando, talvolta esasperandoci per la nostra quotidiana viltà, talvolta rendendoci orgogliosi del nostro piccolo eroismo, "noi siamo uomini, siamo esseri umani autentici?", e senza dubbio ci fa riflettere, crescere, conferendoci in fine una più ampia idea dei nostri difetti e delle nostre possibilità.
Questo è l'unico imparziale modo con cui si può parlare della storia che si racconta in questo libro, un libro personale che talvolta manca di obbiettività e si accende di infuocato, morboso, romanticismo col suo intendere il protagonista come un eroe mitologico, il cavaliere senza macchia che combatte il drago, o di cieco furore col suo stigmatizzare di fatti che ben poco lasciano all'interpretazione, ma anche un libro che racconta di una storia realmente accaduta, il cui significato trascende la mera denuncia dei fatti, le bassenze a cui può giungere l'animo umano, un libro in fine che, sia che lo si apprezzi sia che lo si critichi, gli va indubbiamente riconosciuto il merito di darci fastidio, di farci scandalizzare, di farci soffrire e infine di farci crescere.
Molti dei più autorevoli critici sostengono che cio che va ricercato nella letteratura è la catarsi, l'evoluzione del proprio pensiero attraverso la narrazione, e sostengono talmente la loro teoria che arrivano a confondere l'una con l'altra, il fine con il mezzo. In realtà non è sbagliato, anzi, tuttavia è limitato: la letteratura infatti è anche sensazione, (emozione, fastidio, piacere, sofferenza, gioia), è anche svago, relax, medicina per lo stress, ed è sicuramente anche qualcos'altro: è il confronto con noi stessi, con quello che noi sappiamo, con quello che noi crediamo, con quello in cui noi crediamo. E da questo punto di vista Un Uomo di Oriana Fallaci è lettratura purissima, è uno dei più alti esempi di letteratura d'ogni epoca, poichè è la rappresentazione della domanda a cui noi, tutti noi, ogni giorno più o meno consapevolmente dobbiamo rispondere, il problema che più o meno tutti noi dobbiamo sforzarci di risolvere: possiamo definirci esseri umani? Panagulis, nel bene e nel male, è stato un uomo, un essere umano, possiamo noi, al pari di lui definirci tali? Davvero, possiamo?
Nota:
Assolutamente inutile, la prefazione di Domenico Procacci all'edizione qui recensita. Inutile se non a lui stesso, se non a promuovere il "suo" film, la "sua" versione della storia. Inutile se non a ribadire uno dei concetti che si evincono dalla lettura del libro, uno dei concetti la cui incomprensione, in buona sostanza si può dire che abbia causato la morte de "l'uomo" del titolo, ovvero che non importa quanto strenuamente, romanticamente, testardamente, dignitosamente si lotti, non importa: i soldi e il potere vinceranno sempre. Sempre.

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Commenti

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gracy
27 Dicembre, 2013
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Questo è il libro che ha segnato un importante passo verso la lettura....avevo 15 anni! Bella analisi
un libro molto interessante, ma la Fallaci non è tra le mie preferite.
però, la tua recensione è motivante per la lettura
Uno dei miei libri della vita! Mi è piaciuta moltissimo la tua recensione :)
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Todaoda
29 Dicembre, 2013
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Grazie! Pare che x molti questo libro abbia segnato una svolta, per me no forse perché i miei gusti erano già maturati quando l' ho letto, comunque gran libro!
In risposta ad un precedente commento
Todaoda
29 Dicembre, 2013
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Eh di solito la Fallaci o la si odia o la si ama, io non l'ho ancora capito: bella testa però doveva essere una gran rompiscatole, se non hai mai letto nulla di suo una chance gliela darei comunque.
In risposta ad un precedente commento
Todaoda
29 Dicembre, 2013
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Sì un gran bel libro. Grazie! :-)
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