Dettagli Recensione
Le storie sono un pezzo di mondo
“Il bordo vertiginoso delle cose” (la citazione è da un verso di Robert Browning, “a noi preme soltanto il bordo vertiginoso delle cose”), si staglia quasi come un accorato bisogno di raccontare una storia vissuta, una storia sofferta, quasi al capolinea e quasi accorata.
Enrico Valenti è uno scrittore di grido che dopo aver pubblicato un solo libro non trova più la sua ispirazione e si ritrova a fare un lavoro “sporco”, senza slancio e senza talento, quello di ghost writer, giusto per far quadrare i conti e soffocare l’angoscia tutte le volte che gli chiedevano quando sarebbe uscito il suo prossimo romanzo.
Come l’avvocato Guerrieri nel suo ultimo “Le perfezioni provvisorie” , si avvale degli spazi temporali per raccontarci la sua storia. I flashback si alternano in capitoli che sono suddivisi in ordine cronologico, quando Enrico Valenti adulto si confessa, e in capitoli che portano il nome “Enrico”, che rappresentano il passato adolescenziale del protagonista ai tempi del liceo, quando per caso viene a contatto con le rappresaglie di sinistra negli anni di piombo e vive la struggente passione per la giovane supplente di filosofia.
“Non ero mai stato un adolescente felice – qualcuno lo è?”
Enrico Valenti appare un essere macilento che girovaga nel buio, barcolla in virtù del passato che lo ha segnato come uomo, un po’ fiacco e distrutto.
Gli basta leggere una notizia sul giornale per capire che finalmente è arrivato il momento di fare i conti col passato e dare le risposte ai quesiti insoluti ormai datati quasi vent’anni, col rischio di precipitare del tutto o di ancorarsi al trampolino e oscillare senza scivolare.
Pochi personaggi che ruotano nella storia di Enrico, sicuramente i minori, sono quelli che danno forza alla trama autobiografica, come il barbiere e il professore-pescatore in pensione.
Gianrico Carofiglio mantiene il perfetto equilibrio nella narrazione, avvalendosi dei contenuti di molti autori, da Tonio Kröger a I Buddenbrook di T. Mann, dal revisionismo di Marx a Gramsci, da Fitzgerald “Nella vera notte buia dell’anima sono sempre le tre del mattino” all’ironia pungente dei Peanuts, da Hegel a Schopenhauer, da Platone a Jackson Pollock, da Mellville a Conrad…e così via. Una bravura fin troppo perfetta e indiscutibile.
Ma il succo della storia in sé mi ha delusa, forse è mancata la forza trascinante e intrigante che richiedeva una trama così articolata e ricca di spunti. Perdersi nei meandri delle letterature altrui e poi scivolare con troppa semplicità in una storia troppo scontata e prevedibile, con finale aperto compreso, l’ho trovato fin troppo facile.
Un tentativo di allontanarsi sempre di più dall’essere scrittore di gialli che aveva trovato un felice approdo con “Il silenzio dell’onda”, che ritengo davvero magistrale rispetto a quest’ opera, per non parlare del racconto noir di “Cocaina” , il più bello che ho letto quest’anno, che ha superato di gran lunga Carlotto e De Cataldo per la sua completa bellezza.
Giusto per fare una puntualizzazione, a me il Carofiglio noir è quello che piace, quello che meglio sa discernere le storie e le sa esprimere con i perfetti criteri di giudizio, pacato, intelligente e sicuramente più coinvolgente e meno banale.
“E allora che pensieri l’hanno portata sull’orlo del molo, a rischio di finire nell’acqua fra i cefali?”
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Commenti
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grazie!!!
@Robbie
Ti assicuro che di libri come questo nelle librerie ne trovi a iosa, non capisco il dispiegamento di stelle...de gustibus :D
thank you!!!
Oggi sono tornato sul forum per vedere se altri lo avessero letto e quando ho letto la tua recensione mi sono trovato pienamente d'accordo con le tue riflessioni.
Sopratutto sul fatto che di libri come questo se ne trovano a iosa in libreria!!
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