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L'isola di Artù
Una storia complessa quella di Arturo, un bambino orfano di madre e con un padre particolare: sfuggente, scontroso ed egocentrico, per non parlare del suo costante senso di insoddisfazione che lo porta sempre ad essere "un'anima in pena".
Antonio cresce da solo (a parte l'aiutante del castello che gli insegna a leggere), non ha regole, non va a scuola e vive nel castello dei Gerace nella quale nessuna donna può entrare.
Ci troviamo nella bellissima Procida, l'isola di Arturo che è sinonimo di solitudine, come una nave che solca i mari della fantasia di Arturo.
Sarà sempre la fantasia a portare Arturo ad idealizzare il padre, vedendolo come un Re, un valoroso condottiero a cavallo della vita.
Tutto procede nella normalità, fra scoperte dell'isola e letture di libri finchè un giorno suo padre, torna da Napoli con Nunziata, una ragazza a che entrerà nella vita di Arturo con un impatto emotivo violento.
Ho voluto leggere questo libro perchè mi incuriosiva, ne avevo sentito parlare benissimo, forse troppo e mi sono creata delle false aspettative che hanno reso la mia lettura abbastanza difficile.
Ne ho sentito parlare come "la bella infanzia di Arturo, fra magia e fantasia, a volte misteriosa e imprevedibile".
Parto dicendo che di magico non c'è nulla!
Dell'infanzia magica e fantasiosa dei bambini c'è ben poco, spesso ho fatto fatica ad andare avanti, quasi si creasse tra me e il libro una sorta di resistenza che mi obbligava a prendere respiro.
Ebbene si, io ho odiato il padre, l'ho odiato visceralmente.
Nel momento in cui questo compariva iniziavo a sbuffare, a roteare gli occhi e poco mancava la bava alla bocca dalla rabbia.
Arturo, lasciato solo, si è cresciuto grazie alla compagnia dei libri con i quali ha nutrito la sua infanzia ma che non appena è diventato ragazzo ha capito quanta illusione nelle sue visioni ci potessero essere realmente.
Mi ha intristito e mi ha fatto arrabbiare.
Per non parlare dell'unico momento in cui il libro ha iniziato a decollare, cioè quando la dolcissima Nunziata entra a fare parte della vita dei due, in cui è successo di tutto.
Lei, unico personaggio degno di nota nella storia, porta un raggio di sole nella vita nuvolosa di Arturo.
Le sue immagini da credente in cui parla della morte mi hanno fatto respirare e mi hanno portato un velo di serenità.
Ma nel momento in cui compariva di nuovo suo padre, ecco che avrei fatto volare il libro fuori dalla finestra.
Il mio odio tornava alla carica creando una lotta infinità con il mio istinto di liberarmi del libro.
Ho fatto fatica! Si tantissima fatica perchè della magia della fanciullezza non c'è nulla.
Della fantasia dei ragazzini c'è pochissimo!
C'è solo l'amara consapevolezza che le donne sono state fatte per cucinare e procreare, che i bambini sono bambini finchè non crescono e si rendono utili, che il padre è libero di trattare la moglie in malo modo e senza rispetto e che tutto ciò che di bello può esserci nella vita viene macchiato dalla presenza degli adulti.
Riflettendo qui e ora, se lo consiglierei o no, ammetto che per la prima volta non saprei cosa rispondere.
Però c'è da dire che sono contenta di averlo letto, perchè ero curiosa di scoprire cosa questa scrittrice avesse in serbo per me.
Ovviamente non posso dire che è scritto male perchè direi una bugia, non posso affermare che non mi ha lasciato nulla perchè mi ha fatto riflettere, non posso dire che non è una bella storia perchè mentirei.
Ma l'ho trovata cruda, difficile da digerire e non per tutti.
Lo rileggerei solo per alcune cose che ha scritto e che mi hanno messo serenità:
"Il giorno che ogni uomo avrà il cuore valoroso e pieno d'onore, come un vero re, tutte le antipatie saranno buttate a mare. E la gente non saprà più che farsene, allora, dei re. Perchè ogni uomo, sarà re di se stesso."
"Si, per la morte, un uomo grasso e un guaglione, son tutti uguali. Per lei sono creature!
... alla fine però verrà il giorno che le famiglie si riuniranno tutte quante un'altra volta, nella vera festa eterna!
...chi si prende paura della morte sbaglia proprio, perchè quella è un travestimento, mica è altro; che a questo mondo, apposta, ci si fa vedere bruttissima, come fosse un lupo; ma invece là nel Paradiso ci si farà vedere al vero, che tiene una bellezza di Madonna, e difatti là cambia pure il nome, che non si chiama più Morte, ma Vita Eterna. Che là nel Paradiso, veramente, a dire quella parola Morte, nessuno ti capisce.
... ma si capisce che là nel Paradiso ci si riconosce senza nemmeno dire il nome, le parentele si vedranno scritte in fronte! E tu pure à ritroverai tua madre e potremo stare tutti quanti insieme, fare tutta una famiglia."
Buona lettura!
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Commenti
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Nel bene o nel male mi ha provocato una reazione e di questi tempi trovare un libro così è difficile..
Grazie per il commento e per la comprensione :D
Buona giornata!
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