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Le rose di Evita
 
Le rose di Evita 2013-12-14 17:33:35 franziska
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
franziska Opinione inserita da franziska    14 Dicembre, 2013
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"... libertà va cercando... "

Non mi piacciono i romanzi brevi perché mi sembra che in questi testi tutto sia affrettato e che l’autore non abbia né tempo né spazio per approfondire la psicologia dei personaggi, l’ambiente e il quadro storico,con risultati per lo più deludenti. In questo caso, però, è vero il contrario: Le rose di Evita “è un piccolo grande libro,nel quale Orengo, con uno stile asciutto e tagliente,aspre battute e veloci pennellate paesaggistiche compie il miracolo di restituirci un mondo intero, fitto di emozioni e sentimenti.
Protagonista è Marco,adolescente solo e difficile,che si dibatte dolorosamente e inconsapevolmente fra i due aspetti,lontani e inconciliabili, del mondo in cui vive; da una parte, il lato arcaico, contadino, chiuso nel proprio immobilismo, dall’altra, il lato moderno, aperto, vitale, perciò, agli occhi del ragazzo, più accattivante. L’ambiente,caro all’autore, è il Ponente ligure,che plasma e permea la storia con la sua presenza, palesandosi ora come profumo di fiori che si spande nell’aria, ora come invitante aroma che si sprigiona dai cibi della tradizione, ora come vento che si agita fra alberi e cespugli, ora come “aria di vetro“ che taglia la pelle.
Il romanzo appartiene al filone dei cosiddetti “romanzi di formazione”, ma in questo caso è sui generis. Racconta,infatti,la maturazione di Marco, realizzata nonostante l’assenza di una figura-guida reale, normalmente necessaria nei momenti dell’incertezza e delle ombre. In questo percorso,di fronte agli interrogativi che gli pone il mondo che lo circonda,il giovane è inerme. Egli vive principalmente la lacerazione della sua famiglia, lacerazione che riprende e sottolinea quella dell’ambiente: da una parte il padre, legato al lavoro e alla terra in modo che può parere maniacale, dall’altra la madre, più “ frivola e moderna “, che si avvicina nel suo modo di vivere, agli aspetti nuovi e in qualche modo stranianti che hanno cambiato e cambiano il mondo ligure. Né i silenzi duri e ostinati del padre, né la saltuaria affettuosità o complicità materne aiutano Marco a capire. Anzi: ansia, timore, fastidio, allegria o sollievo momentanei si dilatano nel suo animo e nella sua mente dando vita a un caleidoscopio di pensieri e di sentimenti che esprimono mille domande e mille possibili risposte.
A questo punto il romanzo sembra non avere prospettive, sembra non avere più nulla da raccontare, sospeso in una dimensione irreale, priva di soluzioni. Ed ecco che il genio di Orengo scioglie tutti i nodi indicando la via da percorrere per affrancarsi da una realtà che sta troppo stretta. Qui, una scelta lontana e controcorrente,le rose, Evita, diafana bellezza ormai svanita per sempre, acquistano improvvisamente agli occhi di Marco un peso e un’importanza fondamentale per risolvere i problemi della propria vita. Tutto questo viene percepito e collocato in un alone di libertà, non ideale ma reale,in cui fatiche e dolori si abbracciano a serenità e soddisfazioni, dove all’assunzione di responsabilità si accompagnano a volte pesanti tributi da pagare.
E’ dunque la ricerca della libertà il concetto forte del romanzo,libertà che, trovata, si dilata in possibilità infinite. “…andare avanti o tornare indietro…”, tutto è possibile e realizzabile, indifferentemente. Questa è la realtà in cui Marco di colpo si imbatte e che infine coglie in tutte le sue sfumature. Affrancato da dubbi e dipendenze, egli può finalmente capire il senso della vita.
La conclusione del libro lascia soddisfatto e in pace il lettore. La storia emoziona, il messaggio è intenso e toccante. Un romanzo breve,apparentemente semplice, in realtà ben strutturato e carico di valori.

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