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Fra storia e leggenda
Quando la storia, specie quella molto antica, non ha riscontri obiettivi si sviluppano leggende, frutti di fantasie che non di rado, tuttavia, hanno alla base un fatto o un personaggio realmente esistito.
L’incendio che nel 1237 distrusse completamente Gualdo Tadino, forse causato dal nemico Ducato di Spoleto o anche innescato da un evento del tutto fortuito, essendo rimasto senza spiegazioni plausibili fecondò la fantasia popolare che tramandò oscuri disegni, già ripresi da tale Alessio Bucari Battistelli, senza pretesa di essere gli unici e veritieri.
La vicenda ha affascinato anche Francesco Giubilei, cesenate, ma di origine gualdese per parte di padre e di nonno, e così la figura della Bastola, già additata come responsabile del rogo, ha stimolato la sua fantasia, tanto da scriverne una versione tutta personale.
Il romanzo breve (80 pagine) ha trovato il consenso della Società Editoriale Arpanet che lo ha pubblicato nella sua collana mini Concepts Storia, libriccini di piccolo formato (10 x 10), comodissimi da portare con sé, ma che non sacrificano nulla al piacere della lettura stante la normale dimensione del carattere.
Francesco Giubilei, dopo un preambolo doveroso e di carattere artistico e storico di Gualdo Tadino, ricostruisce con attendibilità le vicende di questa Bastola, non limitandosi alla sola narrazione del fatto, ma anche deliziando gli occhi e l’animo con i toni delicati con cui ha rappresentato il paesaggio della zona.
Ne scaturisce, così, un romanzo sospeso fra storia e leggenda, in un equilibrio che non induce a credere che tutto si sia verificato realmente così, ma non porta nemmeno a dubitare che quanto narrato possa rispondere a verità. E’ importante questa capacità di esporre un’interpretazione fantastica di un evento dandole quel grado di credibilità che alla fine della lettura viene da dire spontaneamente: “Però, potrebbe essere andata veramente così.”
E in effetti si resta avvinti, pagina dopo pagina, dal personaggio della Bastola e da una vicenda che porterà, senza accorgersene, ad arrivare alla fine con il desiderio di sapere sì ciò che già immaginavamo in partenza, ma non importa, perché risulterà un tempo piacevolmente trascorso.