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Marmellata di prugne
 
Marmellata di prugne 2013-12-08 09:42:54 calzina
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3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
calzina Opinione inserita da calzina    08 Dicembre, 2013
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il segno di quelle dieci estati italiane

Siamo nel 2077 e ci troviamo a Lelchitsy, un piccolo paese nel sud della Bielorussia. Siamo stati accolti in casa da Lyudmila, un’anziana ormai novantenne dallo sguardo fiero, intelligente e fermo che con un gesto ci fa segno di sederci accanto a lei; “è arrivato il momento” ci dice “sono pronta a raccontarvi la mia storia”.
Lyudmila nasce nel in questo piccolo paesino situato a pochi chilometri da Chernobyl, nel 1986, l’anno in cui ci fu anche il disastro alla centrale nucleare che tutti tristemente ricordiamo. La famiglia in cui nasce è umile; mamma e papà lavorano per pochi spiccioli che finiscono comunque più nell’alcool che nel cibo. E pensare che di cibo ne servirebbe per sfamare 10 figlioli (o forse 11). Non un sorriso, non una carezza, ciò che fa compagnia a queste creature è la fame, la miseria e lo sporco. Nemmeno la terra sorride a questa famiglia, sprecato è il sudore spremuto per coltivarla, essa ricambia sempre e solo con aridità. Ed è anche arida l'espressione dipinta sul viso della mamma di Lyudmila il 4 Giugno del 1994 quando lascia la sua bambina in aeroporto. Lyudmila andrà in Italia, a respirare un po' di “aria buona”, lontana da quell'aria di casa carica di invisibili tossine mortali.
Ogni estate, per dieci estati, Lyudimila tornerà in Italia per questa “vacanza terapeutica”. Ad accoglierla troverà i “suoi italiani”, Lucio ed Angela e le figlie Paola e Raffaella. Sono volti gentili i loro, volti fatti di tanti sorrisi e di tante lacrime di commozione, cose che Lyudmila nella sua vita non ha mai visto. Strani questi italiani, così trasparenti nelle loro emozioni, così espansivi.
Questo romanzo mi ha intimamente segnata: mio fratello (nonché vicino di casa) e la sua famiglia hanno accolto per due estati due bambine provenienti dalla Bielorussia, due bimbe che hanno avuto l'opportunità di fare una vacanza terapeutica allontanandosi da Chernobyl. Gli occhi, le paure e la goia di Lyudmila sono gli stessi che ho visto nelle nostre bambine. La gioia nel vedere e giocare con l'acqua del mare, l'amore per il gelato, lo stupore e l'incredulità di poter indossare delle scarpe nuove tutte piene di brillantini. Quei sorrisi dapprima abbozzati poi pian piano trasformati in risa fragorose....mille e mille immagini ho impresse nel mio cuore. Dopo la loro partenza (non senza commozione) mi sono interrogata mille volte sull'opportunità che questa“vacanza” da loro; è positiva o negativa sulla loro crescita personale? Non potrebbe invece avere il gusto amaro della consapevolezza di come potrebbe essere stata la loro vita se fossero nate in un altro luogo?
In parte posso dire che questo libro aiuti a superare questi dubbi. Lyudmila attraverso l'esperienza delle sue estati passate in Italia ha si un giovamento nella salute, ma nasce soprattutto in lei la speranza di sapere che la sua vita potrebbe non essere quella toccata in sorte alla madre, del sapere che non esiste solo la fame, lo sporco, l'alcool, le botte e la miseria.
La seconda parte di questo romanzo è infatti dedicata alla vita di Lyudimila, ai suoi sbagli ed errori e soprattutto alle sue riflessioni. Proprio come una persona anziana possa analizzare coscientemente la propria vita a ritroso, Lyudimila ripercorre tutta la sua sofferenza con occhio maturo e consapevole.
La vita vissuta nel buio della sofferenza vede però la presenza di una costante lucina di speranza, ed è la speranza che i “suoi italiani” le hanno donato fin da quelle dieci estati.
Ed è qui che voglio soffermarmi poiché è questo il fulcro di questo romanzo . I semi dell'amore piantati con quel gesto di solidarietà dell'accoglienza sono germogliati e sono cresciuti dentro Lyudmilla arricchendola interiormente.
La costante riflessività interiore di questo breve ma intenso romanzo lo fa divenire un piccolo tesoro. Offre al lettore una visione ampia del significato delle esperienze della vita e del dolore cui essa ci spesso essa ci sottopone.
Un ultimo pensiero va alla scrittrice di questo romanzo che essendo tratto da una storia vera non posso fare a meno di immaginare come una persona che abbia avuto direttamente o indirettamente la possibilità di ospitare un “bambino di Chernobyl”. Dico questo perchè è inevitabile immaginare come possa essere la vita di questi bambini dopo le loro esperienze in Italia, quale ricordo conserveranno di queste vacanze, quale futuro possa attenderli e soprattutto che uomini o che donne diventeranno.
Vi consiglio di leggere questo romanzo senza però abusarne. Penso vada letto lentamente tanta è la commozione e tanti i messaggi che indirettamente si possono cogliere.

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Interessanti le tue riflessioni. Il ritorno è un trauma per quei bambini. Mi chiedo se ne valga la pena.
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calzina
08 Dicembre, 2013
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Hai ragione Cristina però questo romanzo fa riflettere su un'altro aspetto: questa vacanza può rappresentare per loro anche la speranza di un futuro migliore che altrimenti nemmeno li sfiorerebbe. Io credo che tutto dipenda dai bambini, ognuno di loro penso elaborerà questa esperienza in modo personale.
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Cristina72
08 Dicembre, 2013
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E' vero Calzina, i viaggi aprono la mente ed ampliano gli orizzonti!
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calzina
08 Dicembre, 2013
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si, poi io non voglio mai dimenticare che queste vacanze giovano sicuramente alla loro salute, perciò questo è sicuramente importante.
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Pia Sgarbossa
08 Dicembre, 2013
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Concordo in toto con te cara Calzina...questi viaggi accendono la speranza e offrono l'opportunità per ricevere una buona occasione di vita, che può portare solo bene: è una vera e propria boccata d'ossigeno
Anche perchè chi riceve queste persone ,lo fa con lo spirito giusto di buona accoglienza...
E' sempre bello vedere che il mondo è attento a chi soffre...lontano e vicino...è un esempio nobile...una semina che , ne sono sicura, darà i frutti nel futuro!
Pia
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calzina
08 Dicembre, 2013
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Cara Pia è vero ciò che dici, ci si deve mettere il cuore nell'accogliere questi bambini. Non è semplice nè per loro nè per la famiglia che li accoglie ma è un gesto d'amore che li unisce per sempre.
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Pia Sgarbossa
08 Dicembre, 2013
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Parole nobili...e i miei complimenti a tuo fratello e a tua cognata...persone ricche di generosità....io le ammiro tantissimo!
Pia
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calzina
08 Dicembre, 2013
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Anche io ho reputato la loro scelta nobile e penso ancora oggi molto coraggiosa. Mi ha colpita molto anche l'atteggiamento delle mie nipotine, coetanee di queste bimbe. Hanno da subito sviluppato un profondo senso protettivo soprattutto nei confronti di una di queste bambine (forse non a caso quella con la situazione famigliare più difficile) ed hanno con felicità diviso ogni loro gioco, spazio e affetto con loro. Penso sia servito tanto anche a loro.
Bellissimo commento Calzina, anche io la penso come te, anche la mia famiglia ha ospitato una bimba un'estate, ed è stata un'esperienza di solidarietà vera, di bene vero, è stato positivo per tutti, non solo per la piccola Slavitza ( non so se si scrive così...)....
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calzina
09 Dicembre, 2013
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Glicine questi bimbi rimangono nel cuore, anche se la loro permanenza è breve rimangono comunque con noi per sempre :-) Grazie glicine
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