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La cognizione del dolore
 
La cognizione del dolore 2013-12-05 22:28:14 edosto88
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da edosto88    06 Dicembre, 2013

UNA LETTURA CONSAPEVOLE (DA PARTE SUA) DELLA SCEME

C. E. Gadda da forma ai propri ragionamenti con la creazione di Don Gonzalo Pirobutirro d'Eltino, personaggio iroso e solitario, tormentato dalla propria cognizione (o consapevolezza) del dolore. Il marchese d'Eltino è un tipo particolare: non esita infatti a maltrattare madre, peoni, medici o compaesani spinto dalla profonda sensazione di crisi esistenziale personale e umana che solo lui, è in grado di percepirei. Lo spettacolo miserevole dei compaesani che recano visita a lui e alla madre (unica convivente in una casa in mezzo alla campagna), troppo stupidi (o forse troppo furbi) per poter fare caso alla condizione bestiale ed animalesca delle loro vite, lo fa uscire di sé. si trova unico crociato in una guerra che lo vede contrapposto alla triste condizione umana, alla mancanza di senso di una vita intorpidita dalla sua "malattia del non volere". GAdda esprime con precisione questa sensazione di impotenza,di mancanza di scappatoie, di presa di coscienza di quell'infima posizione che l' umanità occupa in un universo lontano, sordo ed indifferente, personificato dallo scintillio, freddo ed irraggiungibile, delle stelle (che sovrastano, silenziose e impassibili, i personaggi del romanzo). L'ira di Gonzalo viene fomentata dalle ingiustizie del Nistituo, dal perbenismo della madre e dalla brutalità dei compaesani, portandolo ad uno sdegno che, solitario, lui come noi, prova ogni giorno di fronte al superficiale approccio degli altri alla vita. la sua è un'ira insopportabile, inasprita anche dalla mancanza tra i conoscenti, di qualcuno che possa condividere, e lenire, questi pensieri deliranti. e in questa prigione, fatta di libri, di cultura, di superiorità morale e isolamento spirituale, il nostro anti-eroe non trova pace, non sa con chi, o meglio con cosa prendersela. è una consapevolezza che ne ostacola il cammino (un po' come accadeva per Zeno Cosini), non è stimolo di miglioramento (o di aiuto ad un innalzamento spirituale del prossimo) ma freno ad un vivere "sereno", o meglio inconsapevole. una lotta solitaria, insomma...ma contro cosa? gli altri? se stesso? il destino? dove ricercare l'origine di questo disagio? cosa fare di fronte al continuo denigratorio spettacolo offerto dagli "inconsapevoli"?
scrittura sublime ma eccessi di digressioni che talvolta fanno perdere il filo del discorso al lettore. grande musicalità e precisione lessicale.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Svevo, Joyce, Kafka
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