Dettagli Recensione
Romanzo piacevole, scorrevole e ben costruito
Il terzo romanzo di Francesco Rago (dopo La porta del mare e Dolce come il piombo) è, secondo me, ampiamente il migliore dei tre sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello strettamente narrativo. La crescita di questo autore, attraverso il diversificarsi dei suoi mezzi tecnici e il progressivo definirsi di una visione del mondo strutturata e non banale, rende questo romanzo accattivante, scorrevole e moderno. Ho apprezzato molto l'architettura simmetrica e di sapore cinematografico delle sequenze narrative, così come lo stile asciutto, essenziale, denotativo, che concede pochissimo all'emotività più banale e scontata, pur non rinunciando ad approfondimenti psicologici e sapienti pennellate di colore emotivo ("piccolo" è un aggettivo che lo tradisce regolarmente, leggere per credere).
La carrellata iniziale dei diversi protagonisti e delle loro storie lascia subito intuire che, anche se i fili sono più di uno, la trama è unica e prima o poi arriverà il momento (il finale, inevitabilmente), in cui ne apparirà chiaramente il disegno complessivo. Ma l'impressione è che si tratti semplicemente di un artificio da romanziere esperto: quello che conta per davvero è la weltanschauung. Rago invece che descriverla, la racconta. E ci riesce bene, almeno con me: ho letto l'intero romanzo di filato, in poche ore.