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Quasi viene da chiedersi se fosse un vero mostro
La scelta di questo romanzo non è stata consapevole e la sua lettura integrale quasi un atto autopunitivo nei confronti dell'incauto acquisto. In ciò il disaccordo con i pareri che mi precedono.
Il giudizio negativo non è dovuto solo alle caratteristiche claustrofobiche del racconto che, attenendosi, almeno da questo punto di vista, alla reale, macabra storia di Elisabeth Fritzl, si svolge interamente all'interno di un bunker sotterraneo. A crearmi un notevole fastidio è stata l'arbitraria, inappropriata e, per quanto si sa della vicenda, quasi offensiva (nei confronti della vittima e dei lettori di buon senso) ricostruzione dei fatti operata da Sortino. Gli atti del processo sul "caso Fritzl", come ammesso in prefazione al testo, sono stati secretati, ma da quel po' che ne è uscito, la valutazione effettuata dai giudici in sede processuale e la durezza della condanna inflitta al "mostro" (l'ergastolo), appaiono in evidente contrasto con il senso a tratti vagamente umanitario e, se non addirittura sentimentale, attribuito a quest'ultimo. E improponibili - oltreché antitetici con la realtà nota - appaiono le ultime elucubrazioni mentali effettuate da Sortino: quelle con le quali individua nella vittima di tanta efferatezza - nel corso delle fasi processuali - un sentimento non solo di compassione ma perfino di una sorta di quasi difesa nei confronti del proprio aguzzino. Leggo che trattasi del primo romanzo scritto da questo autore: sullo stile letterario, niente da dire. Per il resto, meglio lasciar perdere.
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