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E la vita rispose
Si dice che Baricco,il suo stile e l'insieme delle sue opere o si amano o si odiano,non ci sono vie di mezzo. Questo suo primo romanzo invece capovolge leggermente questa valutazione. E' come se i suoi lettori più fedeli e quelli che non lo possono proprio soffrire si trovassero catapultati in questo folle mondo di personaggi. Una volta letto anche solo il primo capitolo,è difficile tornare indietro,è difficile ignorarlo. E' come se insieme dovessero condividere la stranezza della vita di Quinnipak. Quest'ultima è una cittadina tipica del frutto della fantasia di Baricco e accoglie in sé personaggi di tutti i tipi ma tutti con lo stesso obiettivo: affrontare da impreparati la vita. Sono impegnati nel fare ciò ogni giorno del loro lungo o breve cammino . Che lo facciano lavorando con i vetri,viaggiando per tutto il mondo,impazzendo per la sconvolgente potenza della musica o solo aspettando un gioiello da lontano,tutti, immancabilmente devono affrontare l'assurdità della vita. Una vita che li coglie alla sprovvista e improvvisamente li toglie dalla scena come delle marionette. Un Baricco spietato che non salva nessuno. E' importante fare un'osservazione sullo stile di questa narrazione. E' straordinario come questo autore riesca a fondere insieme il massimo della poeticità con il livello più basso del linguaggio colloquiale. E' straordinario come riesce a mettere sullo stesso piano profonde riflessioni filosofiche con pensieri assolutamente banali. Uno stile basato sulla ripetizione,l'anafora e sull'intertestualità. Si autoriprende in continuazione spargendo così indizi per tutto il corso della narrazione e invitando il lettore ad una lettura attenta. Intertestualità e metanarrazione che possiamo cogliere soprattutto alla fine del romanzo stesso. Uno dei protagonisti, Jun Rail custodisce con molta cura un libro “che la sta portando lontano”, sul quale, più avanti l'autore scriverà “E l'ultima parola era: America” . E con grande sorpresa ma poca modestia di Baricco, scopriamo che l'ultima parola del suo stesso romanzo è “America”. E' doveroso allora parlare del tema principale di questo libro: la cultura dello spirito,la letteratura,le arti sono quelle che porteranno l'uomo avanti. Sono e saranno sempre quelle muse che non permetteranno mai che l'uomo diventi una semplice e misera macchina. Arriva la grande novità del secolo,il treno ma ecco che quel gesto così divino come la lettura di un libro rallenterà la velocità da capogiro del treno e della tecnologia. Come egli stesso in modo geniale scrive: “[...] - sui treni,per salvarsi,presero l'abitudine di consegnarsi a un gesto meticoloso, una prassi peraltro consigliata dagli stessi medici e da insigni studiosi, una minuscola strategia di difesa, ovvia ma geniale, un piccolo gesto esatto, e splendido. Sui treni, per salvarsi, leggevano.” Non a caso il romanzo è ambientato nel XIX secolo;secolo delle innovazioni tecnologiche. Si affronta inoltre il tema della velocità del suono e della monumentalità degli edifici. Ma crollerà il palazzo di vetro del personaggio Hector Horeau e il treno Elisabeth porterà solo sventure a Quinnipak. Ma un solo libro porterà lontano la bellissima Jun Rail.
L'intestazione e la suddivisione dei capitoli molto personalizzate, interrotte dalla prima strofa della “Zehnte Elegie” di Rilke riportata in tedesco,tutte fanno parte di ciò che Baricco è e di ciò che egli rappresenta per la letteratura italiana: una voce fuori dal coro.
O si ama,o si odia. Con “Castelli di rabbia” non si può che amare.
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Questo titolo ce l'ho ma non lo ho ancora letto, prossimamente.
Bel commento.