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Su mali de is perdas
“Mal di pietre” è un breve romanzo di qualche tempo fa che ha ricevuto molti premi letterari ed è entrato nella cinquina dei finalisti del premio Strega. E’ stato finora il romanzo rivelazione dell’autrice Milena Agus, genovese di origini sarde che vive a Cagliari. Tutto il racconto verte sulla figura della protagonista, nonna paterna della giovane ragazza voce narrante del romanzo, e sul mal d’amore che qui si identifica con il “mal di pietre” cioè i calcoli renali. E’ proprio per curare questi ultimi alle terme che la nonna conosce il Reduce, protagonista della sua storia d’amore. Tutti i personaggi di questo libro non vengono mai chiamati per nome ma per appartenenza alla famiglia quindi nonno, nonna, prozia, mamma, papà, cugino ecc. fatta eccezione per la nonna materna di nome Lia. Il racconto è impostato in forma di diario della nipote in parallelo con il quaderno nero col bordo rosso della nonna che tanta importanza ha nella storia fino al non scontato finale.
Lo stile di questo libro è sì lineare ma anche infantile, semplice, quasi a voler sottolineare l’immaturità della nipote che invece scopriamo sta per sposarsi; non ci sono veri sprazzi di letteratura ma è una narrazione monocorde, nella quale tutto scivola senza traumi, anche le vicende tremende della guerra, la ricostruzione, l’emigrazione e gli accadimenti degli anni ‘50 ‘60 e ‘70. Ecco, secondo me tutto questo è narrato in poche pagine (110) a scapito di quello che poteva essere un bel romanzo familiare, non ci si affeziona ai personaggi anche se sono ben delineati, il finale sembra scritto quasi con la fretta di finire e lascia insoddisfatti. In tutta questa stringatezza di parole scritte ci sono invece lunghi brani con le descrizioni dei rapporti sessuali (secondo me di modi irrealistici per quei tempi “Gattopardo” docet) tra il nonno e la nonna assolutamente non necessari né funzionali alla storia.
Mi è piaciuta invece molto l’ambientazione in Sardegna, le descrizioni della città di Cagliari, delle sue strade, del Supramonte (che conosco benissimo) e anche le frasi in sardo, che per me non sono state un problema conoscendo il dialetto, sono in realtà la voce contadina a volte intraducibile di quella realtà e si integrano bene nel romanzo.
Pur essendo a mio avviso un libro “leggero” mi ha portato a fare una riflessione sull’amore: triste è quando inseguendo l’Amore dei sogni non ci si accorge del grande amore che si ha realmente.
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Commenti
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@Ally79 Grazie! E' anche l'unica riflessione che ti permette di fare questo libro. Ciao
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