Dettagli Recensione
Libertà per i sentimenti
La madre di Piero ha lasciato il marito per stare con un altro uomo: il fratello di lui, professionalmente realizzato e sicuro di sé. Piero ha una ferita enorme in petto: la separazione dei genitori è stata un duro colpo, colpo aggravato dal fatto che il suo nuovo patrigno è lo zio. Il padre, un artista, lo ha affidato alle cure della madre, è partito alla ricerca di nuove ispirazioni, lontano. Piero è solo: non ha amici, la madre è opprimente, lo zio è un nemico, il padre un fantasma. Pensieri cupi si fanno avanti dentro il suo cuore, lui non si sente compreso, le sue mute accuse vengono ignorate. La sua espressione è sempre più criptica, i suoi occhi sempre più sfuggenti, il petto sempre più pesante, gravato dal rancore.
Finché un giorno arriva lei, Caterina: una luce timida, ma persistente, facile da coprire ma bellissima nella sua tenacia. E ci vuole una luce costantemente accesa per rischiarare le tenebre che offuscano Piero.
Un’opera davvero gradevole e dai tratti intensi, un plauso meritato all’autrice. Intanto voglio specificare che la lettura di questo libro è consigliata se avete letto l’Amleto questione, in quanto il parallelismo tra le due narrazioni – praticamente identiche salvo alcuni dettagli – è essenziale. Personalmente se non avessi letto prima la tragedia di Shakespeare avrei trovato questo romanzo alquanto strambo e illogico, invece mettendo a confronto le due letture tutti i pezzi s’incastrano.
La storia si svolge in un brevissimo tempo, le ambientazioni sono poche così come gli eventi; questo è stato possibile dato che la cosa più importante era rilevare il lato psicologico del protagonista, cercando di cogliere più sfumature possibili. Il profilo di Piero prende vita dalle parole, il lettore riesce a comprendere la sua rabbia e il suo dolore, ma Piero non è certo la persona con cui voler passare del tempo insieme. Tutti gli altri personaggi, anche Caterina, sono visti attraverso i suoi occhi, accentuandone così le caratteristiche più importanti che contribuiscono a far immedesimare il lettore nella vicenda.
Di per sé la trama è quasi inesistente, ma la sua semplicità è stata compensata dall’approfondimento caratteriale del protagonista, il quale è stato sviscerato tramite i suoi comportamenti, i suoi pensieri filosofici inframmezzati da momenti più ‘terreni’, la sua inettitudine davanti a qualcosa di nuovo e vivo come la co-protagonista.
Piero a volte mi è sembrato duro e ingiusto, altre volte semplicemente abbandonato. Spesso mi ha fatto molta tenerezza, considerando come alcuni suoi atteggiamenti non si discostino dalla realtà. E’ vero che si tratta di una personalità ‘copiata’ – è la versione soft del principe di Danimarca – ma l’autrice è riuscito a renderlo vicino.
In definitiva un romanzo piacevole, nonostante le descrizioni spesso prolisse e spiccate variazioni lessicali – si passa da monologhi dotti a discorsi così, terra terra – scorre senza problemi. E’ vero che all’inizio a livello di contenuti zoppica un po’ (mi sono sembrate un po’ inutili le pagine iniziali dedicate allo zio del protagonista, che è un personaggio importante, ma non così tanto) e che l’intreccio non sia nulla di eccezionale, tuttavia seguendo la lettura si migliora in tutti i campi - potrebbe rimanere un po' ostico delineare le ambientazioni ed i paesaggi, in quanto le descrizioni si concentrano spesso su dettagli ed il resto risulta sfocato (usate l'immaginazione!).
Quanto a coinvolgimento emotivo, instaurare un rapporto intimo con il protagonista risulta un po’ difficile, ma d’altronde chi di voi si è così tanto affezionato ad Amleto stesso?
Consigliato
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