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NELLE ACQUE DEL FIUME SURREALTÀ
Il primo vero protagonista del libro è Londra, entità vorace e senza fondo, che brucia e incanta, eccita e delude, prende e si lascia prendere. Il suo ritratto emerge da visioni, allucinazioni, emozioni, odori che invadono gli incubi e i sogni senza acquistare mai una dimensione stabile. Vale la pena conoscere questa capitale così diversa, dove si può essere diversamente bianchi, dove le ingiustizie provocano rivolte e le rivolte possono essere delle “gran figate”.
Nei primi capitoli manca la profondità dei personaggi umani e sembra che questa dimensione manchi all’intera città: considerata la complessità della superficie, non sembra necessaria. La narrazione riprende la stessa struttura caotica delle strade, dei pub e dei party londinesi: i personaggi brillano e brulicano negli stili, nei comportamenti, nella musica, nei colori, negli umori. Il “Dizionario di Johnny” è utile per favorire la localizzazione.
Uno dei luoghi londinesi più suggestivi è il “mondo incantato” dei servizi sociali inglesi, il Departement of Social Security (DSS), che offre ottime possibilità ai parassiti urbani più astuti. Mirko, avvocato fallito e infantile di origini bolognese, ha trovato a Londra il suo ambiente ideale.
“Di lavorare non ne voleva sapere. Sempre alla ricerca di un osso da succhiare, sgraffignava ovunque finché non trovava una nuova carcassa da spolpare, che nella maggior parte dei casi riusciva a scovare tra i fascicoli dei sussidi governativi e tutti gli altri aiuti statali opportunamente celati tra le scartoffie.”
Andando avanti con l’intreccio, tra l’assurdo e il tragicomico la personalità della voce narrante prende forma: Johnny, fragile e ostinato artista, sguazza poco felice tra le sue contraddizioni, che sono le stesse della sua amatissima città d’adozione. Johnny ama le superfici; ma cerca l’interiorità. Conosce e utilizza con maestria l’arte di sopravvivere discretamente con piccoli furti e truffe al DSS; ma non sfugge sensi di colpa. Apprezza la musica, il sesso, l’arte e la bellezza; ma ne ricava poco.
Il nostro eroe, che potrebbe lavorare ovunque ma non ne ha voglia, si sente ancora troppo giovane per legarsi a una sveglia: meglio rimbalzare da un party e l’altro, assumere varietà mirabili alcool e stupefacenti, vagare stordito tra interni ed esterni. Sembra che non sappia dove andare, ma di fronte a una precisa domanda, noi lettori scopriamo che lo sa. In seguito, con ampio ritardo, lo scopre anche lui: sul finire delle pagine il ritmo ormai stanco della narrazione esce dal limbo e accelera, spinto dal desiderio.
Questo suo primo romanzo del fotografo Luca Desienna ha la struttura di un lungo reportage: i capitoli scorrono come immagini in un album fotografico. La scelta lessicale è vasta e varia, spesso cruda. La qualità dello stile alterna fiammate di eccellenza a cadute nel fango della banalità. Ma anche questo è Londra.
“É una bella donna che non te la dà e mai te la darà”.
“La metropoli dell’illusione, dove ti fanno credere che tutto è possibile se compili l’apposito modulo.”
“Il sensato è affondato. Dimenticato. Ora sei mio e farai quello che voglio io.”
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