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100 PAGINE IN PIU'
Pietro ha diciotto anni e dondola tra il desiderio di liberare i propri sentimenti e il bisogno di proteggersi dai suoi stessi pensieri. Suo padre se n’è andato e sua madre ha una nuova relazione con un uomo che lui detesta. Durante una gita in montagna con la nuova coppia, Pietro decide di tornare indietro da solo, convinto di dover attendere solo qualche ora all’auto, ascoltando un po’ di musica dal suo Ipod e alienandosi da sé stesso come è ormai bravissimo a fare ma, alla macchina, Pietro non arriverà.
L’escamotage letterario dello smarrirsi, è metafora in questo racconto delle tante perdite subite da Pietro, del padre innanzitutto ma anche della serenità e dei punti fermi necessari ad ogni adolescente per maturare.
L’incontro con una realtà che differisce completamente dalla sua gli rinnova lo spirito degli affetti ma allo stesso momento lo fa piombare dentro di sé come mai gli era accaduto. E’ un universo nuovo quello in cui si troverà coinvolto, estremo e terribile ma anche più vero di tutto ciò che nella sua giovane vita si è trovato a scegliere di affrontare.
Lo stile di questa novella scrittrice è fresco ed elementare. Alcuni punti scrupolosamente dettagliati stonano di fronte ad ondate di rapidità. Il finale è inatteso e suggestivo e la trama ha davvero una buona traccia. E’ un racconto interessante e nuovo ma tutto questo è adombrato da un uso della coniugazione verbale che impedisce una lettura fluente. Un imperfetto seguito da un passato prossimo, pur rimanendo nella sfera dell’arte della scrittura che lascia ampio respiro alle scelte di ogni autore, immancabilmente blocca lo scorrere delle parole. Allo stesso tempo, in un romanzo breve, l’inserimento di personaggi interessanti e sopra le righe che non vengono approfonditi a sufficienza per scarsità di pagine, mi ha dato la sensazione di essermi persa qualcosa…
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