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Sindrome da cuore in sospeso
 
Sindrome da cuore in sospeso 2013-10-05 16:53:13 Domitilla Ganci
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    05 Ottobre, 2013
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Giudizio...sospeso!

Dopo il successo dei primi due libri ,“L’allieva” e “Un segreto non è per sempre”, Alessia Gazzola, con questo breve romanzo, torna indietro di qualche passo e ci presenta il prequel della sua nascente saga.
In questo “Sindrome da cuori in sospeso”, conosciamo l’eroina della storia, la giovane anatomopatologa Alice Allevi, quando non è ancora un medico, ma una studentessa di medicina in crisi esistenziale, a causa della difficoltà nella scelta di completare i suoi studi, data dall’ improvvisa consapevolezza di non avere le doti necessarie per accompagnare i pazienti nel corso della malattia. L’emotività e la sensibilità di Alice, infatti, non le permettono di gestire con sicurezza il rapporto con il dolore, pane quotidiano di chi intraprende questa professione. Da qui si aprono una serie di domande sul proprio percorso di vita, che troveranno risposta dopo uno sconvolgente episodio legato alla sua famiglia: Tamara, la giovane badante russa della nonna, viene trovata morta nella sua stanza. Le ricerche sulle cause del brutale assassinio e il contatto con il mondo della medicina legale, svelano ad Alice il sentiero da seguire: i morti non provano dolore, i familiari non hanno più aspettative. La sua strada è questa! Nella confusione del momento e nella perplessità generale, la giovane studentessa trova le risposte alle sue domande. Peccato che tutti la scoraggino: dalla sua famiglia, ai severi personaggi che incontra all’ Istituto di medicina legale, dove decide di chiedere l’internato. Alice è una ragazza svagata, distratta, emotiva: quanto di più lontano dall’ algida e sicura freddezza dei suoi futuri colleghi! Ad esempio del titolare delle ricerche sulla morte di Tamara, Claudio Conforti, fascinoso ricercatore dal piglio deciso e di pochi complimenti, che la reputa completamente inadatta al ruolo. Alice, però, non si lascerà dirottare dalla scelta: dimostrerà volontà e perseveranza e deciderà di realizzare i suoi sogni.

Nel libro attraversiamo la galleria di personaggi che torneranno in seguito e a cui ci affezioneremo: la deliziosa compagna di stanza Yukino, le amiche, i colleghi di studio, i medici dell’Istituto, l’ originale famiglia di Alice, su cui spicca la pimpante figura di nonna Amalia (inizialmente irresistibile ma che forse, in alcuni passaggi della storia, finisce per essere un filino sopra le righe e macchiettistica).

E’ un romanzo lieve, lieve, che si legge in un paio d’ore, leggero e frizzante ma molto al di sotto de “L’allieva” e con una trama “gialla” davvero esile anche per chi non è un integralista del genere! Decisamente, con questo libro, la Gazzola si allontana da quel riuscito tentativo di sperimentare un discorso abbastanza nuovo, quale potrebbe essere il thriller diciamo così…“light”, con una spruzzata di suspense, zero particolari granguignoleschi, un intrico ben congegnato, appena, appena in grado di suscitare qualche brivido, ma con una trama che apre al romance e una quantità indefinita di particolari ironici e leggeri che coinvolgono il lettore in un’esilarante girandola di situazioni surreali, ricordando le storie di Becky Bloomwood della Kinsella o della Bridget Jones cinematografica.
Certamente un prodotto del genere si rivolge ad una fetta di pubblico immensa ed eterogenea, che va dalle appassionate del rosa ai giallisti incalliti in cerca di un sorriso, da chi si avvicina incuriosito al thriller, ma bada bene a non rimanere steso da storie raccapriccianti, ai lettori adolescenti che possono tirare il fiato tra un vampiro e un redivivo eroe mitologico!
Peccato per questo tentativo poco riuscito, che risente di un po’ di stanchezza, risulta forzato nell’ intreccio narrativo e presenta una trama davvero troppo superficiale. Speriamo che la Gazzola si prenda una vacanza dalla scrittura, ritrovi ispirazione tra un tavolo autoptico e un’analisi dei reperti e ci regali al più presto qualcosa di “travolgente”(considerando la goffaggine di Alice, non sarà difficile!).

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  • no
Consigliato a chi ha letto...
Altri libri della Gazzola, libri di Nadia Morbelli e Sophie Kinsella.
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Commenti

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Era partita come scrittrice thriller...ma per favore!
Veramente non credo che il suo intento fosse questo, come ho già cercato di spiegare nella recensione. Credo proprio, invece, che questa giovane scrittrice abbia voluto deliberatamente ispirarsi ai thriller più appassionanti degli ultimi anni (credo sia chiaro il riferimento al personaggio letterario della Cornwell, Kay Scarpetta), stravolgendone e smitizzandone protagonisti e trame, per virare verso l'ironico e il rosa, creando qualcosa di nuovo. L'invenzione di Alice Allevi, imprevedibile, distratta, pasticciona, quanto di più lontano dalla meticolosa e lucida serietà con cui altri "detective" possono portare avanti e risolvere i casi in cui si imbattono, ne è la prova. Si è trovata così tra le mani un personaggio nuovo, tutto da costruire, che secondo me ha le carte in regola per avere un suo seguito (che non credo ti includa, cara Gracy!). Peccato che il successo abbia dato alla testa così in fretta alla Gazzola, portando ad un prodotto scadente come "Sindrome da cuore in sospeso", che delude le aspettative dopo così poco tempo dai precedenti successi. Ciao! Domitilla.
In risposta ad un precedente commento
gracy
07 Ottobre, 2013
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L'intento dell'editore si però, "L'allieva" aveva scritto sulla copertina Thriller, niente di più fuorviante per chi ha comprato il libro pensando di leggere un thriller e ritrovarsi a leggere un altro genere.
Domitilla mi riferivo a questo particolare modo di fare marketing, perchè hanno preso in giro i lettori.
Mi trovi d'accordo. Credo che una volta che un autore abbia consegnato la propria opera, sia davvero difficile imporre le proprie vedute. A volte si cambiano i titoli, a volte si tagliano o rimasticano intere parti dei manoscritti, o come nel caso de "L'allieva", il libro viene "impacchettato" abilmente e spacciato per ciò che non è. Anche nelle interviste gli autori tendono ad essere evasivi su certi passaggi che hanno preceduto la pubblicazione. Specialmente nel caso di grandi successi come questo, penso che diventi facile "perdonare" l'editore per essersi preso qualche libertà, visti i fortunati sviluppi successivi. Più difficile diventa mantenere desta l'attenzione dei lettori sui propri scritti e così si finisce per consegnare alle stampe, (magari pressati dalle case editrici che vogliono battere il ferro finché è caldo), qualcosa di sbiadito e ripetitivo, che non ha più nulla dell'originale freschezza e rischia di deludere e raffreddare il pubblico come in questo caso. Ciao!
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