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Eros e Thanatos
“Camere separate” di Pier Vittorio Tondelli è una storia d’amore e morte che indaga nel profondo del sentimento e scava il dolore dell’amante che sopravvive e affronta il processo che – nelle razionalizzazioni – viene generalmente chiamato “elaborazione del lutto”.
Tra analessi e prolessi continue, la narrazione si svolge in tre parti:
Primo movimento: Verso il silenzio
Secondo movimento: Il mondo di Leo
Terzo movimento: Camere separate
VERSO IL SILENZIO
Le fasi della conoscenza e dell’innamoramento (“nessuno può tenere distanti due persone che si appartengono e che si stanno cercando”) sono soltanto accennate e seguono la dinamica dell’istinto: “Le parole non sono contemplate in questo momento per entrambi primordiale, arcaico, in cui la vita chiama la vita attraverso la più profonda energia della specie”.
I ricordi vengono posseduti dal dolore per la scomparsa e dal tragico senso di solitudine: “Così, privato ogni giorno del contatto con l’ambiente in cui è cresciuto, distaccato dal rassicurante divenire di una piccola comunità, lui si sente sempre più solo, o meglio, sempre più diverso”.
Leo è sospinto da forze difficilmente governabili, ma che sa analizzare: “Stava discendendo in sé e questa discesa muta, senza parole, avveniva come un aggiustamento continuo di prospettiva”.
IL MONDO DI LEO
La seconda parte è dominata dalla presa d’atto (“Abbiamo bisogno di molto tempo per accettare la brutalità del fatto di non essere più soli”) di una realtà che Leo non riesce ad accettare (“Sentiva che fra gli orrori della Storia esisteva per lui un punto di riferimento e che avrebbe potuto fidarsi di quello”) nonostante i tentativi culturali e coscienti che compie per incanalare il proprio dolore (“Leo deve incominciare a difendere questa solitudine”).
L’immagine della morte della persona amata (“nel sudario”) si carica di sacralità, assume la dimensione di un ritorno all’infanzia che si stampa sul volto e si imprime negli occhi sofferenti, apre a un’introspezione che assume i caratteri del percorso religioso: “Così quella che lui chiama preghiera, altro non è che un atteggiamento di ascolto delle cose e degli uomini, un osservare e contemplare, che ha a che fare con il suo stesso modo di essere.”
In queste dinamiche, la mente scava nelle modalità in cui si è svolta la storia d’amore: “Per questo chiamava il loro amore camere separate”. Per rimproverarsi, ricredersi o convincersi che “la separazione era una forza costitutiva della loro relazione e ne faceva parte…”
Mentre amore, vita e morte si compenetrano in modo indissolubile e producono la trasformazione di chi non c’è più “in una presenza che pulsa e che vive dentro di lui, lo sforzo maggiore della sua vita è accettare di scoprire il senso della propria solitudine.”
Naturale per Leo, che ormai “sa vivere esclusivamente di simboli”, cercare un rifugio: il ritorno a casa (“Tutto lo spinge all’indietro, verso le tradizioni della sua famiglia”) diventa la forma esteriore di una ricerca disperata per trovare la ragione di un evento “contro natura”: non tanto la scomparsa prematura della persona amata, quanto “la sopravvivenza forzata del più vecchio.” Perché per Leo “non è morto solo l’amore, ma anche la sua, personale, strategia d’amore”.
CAMERE SEPARATE
Il “terzo movimento” si fa concitato. Leo si getta in disperati tentativi: incontra un vecchio amore, fa un viaggio negli Stati Uniti, cerca sollievo in incontri sessuali a pagamento, si lascia coinvolgere in incontri organizzati dagli amici. Tutto inutile.
Nella confusione emotiva emerge un sentimento religioso “confinato in uno spazio non di verità ma di ricerca”.
Ma soprattutto dirompe l’analisi retrospettiva: “Che fine avrebbe fatto il loro amore? Dovevano per forza normalizzare un rapporto che la società non poteva recepire come norma?... Non sarebbero diventati, nel corso del tempo, due androidi isterici…?” La radiografia di una scelta (“Voleva continuare a essere un amante separato, voleva continuare a sognare il suo amore e a non permettergli di infangarsi nella quotidianità”) praticata anche con forme inconsuete (come la conduzione del rapporto in forma epistolare: “Così le lettere, da parole d’amore, si trasformavano in documenti del divenire e, da questi, calcificavano, bianche come il granito, in reperti di una archeologia del loro impossibile, ma vero, tentato amore”; o la scelta di un regalo: “due copie di uno stesso romanzo affinché lo potessero leggere insieme”) per preservare “un rapporto di contiguità, di appartenenza, ma non di possesso”. Anche a costo di un rischio: “Dopo tutti quei mesi, e quelle lettere, erano realmente due persone differenti”.
Soltanto nel finale, Leo intravede uno spiraglio artistico: “La sua diversità, quello che lo distingue dagli amici del paese in cui è nato … è … proprio il suo scrivere, il dire continuamente in termini di scrittura quello che gli altri sono ben contenti di tacere”.
* * *
Volutamente ho commentato il romanzo tacendo quello che invece nel romanzo è chiaro sin da subito: Leo ama Thomas, la storia narra fin dalla prima pagina di un amore omosessuale, declinato nelle sue difficoltà (“Vivendo insieme sarebbero diventati uno la caricatura dell’altro, come due osceni e imbellettati dioscuri sulla scena di un cabaret berlinese”) e gelosie (“Quando Leo apprese che Thomas viveva con un’altra persona - ndr: Susann - diventò furioso”).
Ho voluto in questo modo esprimere quella che è l’idea di fondo del romanzo: l’amore non ha un genere, né è uno schema. Tanto più che la storia d’amore è sempre condotta con un respiro cosmico ed è immersa in coralità multiformi: quella di un concerto al momento della conoscenza (“C’è un’atmosfera irreale come se una tribù di primitivi avesse iniziato una danza di guerra”), quella di una processione di “uomini delle confraternite, raccolti davanti alla cattedrale” (“Il suono dei tamburi giungeva ossessivo, ritmico, un colpo, un altro colpo, un terzo colpo e poi la cadenza”), quasi un’oreibasia (“Seguirono il rullo dei tamburi fino alla piazza centrale della vecchia città”), o di uno spettacolo (“Il giorno di Pasqua Thomas insistette per andare alla corrida”) durante il viaggio in Spagna, quella della comunità locale nel ritorno al paese…
Bruno Elpis
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@Luana: sarebbe interessante leggere anche i tuoi commenti! :-)
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Pia