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Testimone inconsapevole
 
Testimone inconsapevole 2013-10-01 02:12:05 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    01 Ottobre, 2013
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La consapevolezza di Guerrieri

Nel primo episodio della serie, l’avvocato barese Guido Guerrieri è in profonda crisi personale e professionale. Ha appena divorziato dalla moglie Sara ed è facile preda di complessi psicologici: ha paura di utilizzare l'ascensore, soffre di crisi d’ansia, è insonne, ipocondriaco (quanta simpatia per l’ironia di alcune pagine che mettono gli ipocondriaci come me di fronte agli aspetti spesso grotteschi della loro inclinazione!) e talvolta piange senza motivo.
Sul piano professionale è insoddisfatto e irrealizzato.
Poi però una frequentazione e un caso giudiziario, piano piano, lo riconquistano (moderatamente) alla vita.

Il caso giudiziario: Abdou Thiam, un ambulante senegalese, è stato arrestato con una triplice, pesantissima accusa: sequestro, omicidio e occultamento di cadavere. Il corpo del piccolo Francesco Rubino, un bambino di nove anni che Abdou ha conosciuto con il nomignolo di Ciccio sulla spiaggia di Monopoli, viene ritrovato in un pozzo...
La testimonianza tanto incongruente quanto accalorata di un barista xenofobo, le imprecisioni nelle indagini, le irregolarità negli interrogatori e la reticenza dell’accusato - che non ha un alibi e cerca di dissimulare i suoi commerci di indumenti dai marchi falsificati – non offrono speranze al senegalese: assistito da un difensore d’ufficio, il giovane si avvia verso una scontata condanna a vent’anni secondo il rito abbreviato.
Guerrieri s’interessa del reato superficialmente attribuito all’extracomunitario e fonda la sua arringa incentrandola sulla distinzione tra verità e verosimiglianza. Così, mettendo in luce contraddizioni e incertezza… affronta il caso con l’intento di ristabilire il senso della giustizia e, forse, ritrova il senso di una professione appassionante.
Sul piano personale l’avvocato barese risale la china della depressione grazie a Margherita, una vicina di casa che ha lottato contro la dipendenza dall’alcol e che lo aiuta a credere in se stesso e a riscattarsi.

Semplicità stilistica, concretezza avvolta in un alone indorato dalla cultura, indagine psicologica dei personaggi, casistica giudiziaria paradigmatica, riferimenti a libri e musica – in un interessante viaggio immaginario tra le aule di tribunale – sono gli ingredienti del successo di questo primo fortunato romanzo, al quale (buon per noi!) ne sono seguiti altri.

Nella riflessione sulla distinzione tra verità e verosimiglianza è ravvisabile l’interesse, non soltanto nominalistico, che Carofiglio nutre per espressioni linguistiche, semantica e concetti; interesse che sarà ripreso in “Ragionevoli dubbi” ove l’autore si sofferma sul criterio, giuridico e non, della ragionevolezza e, naturalmente, nella “Manomissione delle parole”.

E - last, not least - posso chiudere in bellezza con un fragoroso plauso a una storia che in modo più o meno esplicito si scaglia contro pregiudizi razziali e mentalità ottuse e rozze con le quali abbiamo a che fare ogni giorno?

Bruno Elpis

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Commenti

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Ma per caso ti piace Carofiglio???? :-)
Di suo ho letto solo Il silenzio dell'onda....ma devo dire che non mi ha preso particolarmente.L'ho trovato confuso come genere....Forse ci provo con Guerrieri...forse!
In risposta ad un precedente commento
Pia Sgarbossa
01 Ottobre, 2013
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Bravissimo Bruno.
@Alessandra: se lo leggi te ne innamori da quanta tenerezza ti fa...almeno per me è stato così ;)
Pia
Ciao Pia, ciao C.U.B. :-)

@ Ale: ....cosa te lo fa... sospettare... che mi piaccia? ;-)

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