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Un torbido groviglio
A Manhattan tre vite corrono parallele.
MARIA, trentenne redattrice di pagine culturali sul “New York Times”, appartenente a una ricchissima ma gelida famiglia, è stata allevata dalle tate ed è incapace di abbandonarsi all’amore. Maria vive una sindrome di abbandono che si è abbarbicata al suo cuore in un dolore infinito.
MARK sessantottenne gay, incensato direttore dell’”Asian Society”, è costretto a fare il punto della sua vita trasgressiva, fatta di sesso, di droga e di bellezza ormai consumata, quando gli viene diagnosticata una malattia incurabile in fase terminale.
BINKY, sessantenne, è ricoverata in una clinica psichiatrica. E’ stata una bellissima modella e la musa ispiratrice di un celeberrimo artista. Ha trascorso un’esistenza nella tossicodipendenza e nell’ alienazione, saziandosi di immorali quanto squilibranti esperienze che, con folli strappi, hanno finito per disintegrarle la mente.
Intorno a loro ruota tutto il mondo della “upper class” newyorkese degli anni ‘70-’80, pieno di personaggi che indossano maschere colorate per nascondere il nocciolo della loro vera essenza. In una New York sempre più “Grande Mela” (ambientazione scelta dall’autrice come simbolo di immane solitudine e nel contempo luogo di grandiose energie), una mela esternamente lucida, lussuosa e fortunata ma all’interno divorata dal dolore e dalla segregata disperazione che alberga nel cuore dei suoi abitanti, ci sarà un giorno in cui queste tre vite si ricomporranno, si incroceranno per ritrovare un lato luminoso e imponderabile, capace di squarciare il buio delle loro anime e apportare l’intensa ed accecante scoperta della consolazione. Un romanzo intensamente introspettivo, simile ad una interminabile e annosa seduta psicanalitica. Una scrittura barocca e ridondante che traccia soprattutto i pensieri, le riflessioni e le memorie dei protagonisti attraverso il filtro delle loro menti stravolte. Un’avarizia di dialoghi e d’azione, spesso orlata da inutili e forzate volgarità a sfondo sessuale che, neanche lontanamente possono essere accostate all’erotismo. Malgrado l’intuizione di una scrittura talentuosa e guidata da una sincera e istintiva sensualità il libro delude, poco convince, in certi momenti infastidisce e soffoca, perché l’esposizione troppo personale e intimistica costringe il lettore, non ancora a conoscenza dei fatti, a subirne continuamente gli effetti e ad estrapolare una logica nel torbido groviglio della memoria inquieta dei protagonisti.