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Pane e … companatico!
L’autore che l’anno scorso ha vinto il premio Campiello con “La collina del vento” propone un nuovo romanzo, “Il bacio del pane”, sempre ambientato a Spillace, immaginario borgo calabrese ove Francesco compie la maggiore età scoprendo l’amore per Marta in un’estate indimenticabile trascorsa con un gruppo di amici.
LA NATURA DELLA CALABRIA
Non fa soltanto da sfondo; è essenza, impregna gli esseri umani con i suoi profumi intensi, con i colori forti, con i contrasti grazie ai quali, dopo l’aridità della fiumara (“il letto della fiumara, uno squarcio secco come un’antica ferita”), si scopre un paradiso naturale: la cascata del Giglietto (“Ai piedi della cascata si apriva un laghetto ovale”), alla quale si accede – dopo uno slargo - attraverso “un dedalo di mulattiere… che si perdevano tra le ultime vigne e il bosco fitto di lecci. In mezzo brillava una fiumara di pietre e oleandri fioriti, senza una goccia d’acqua”.
Nel luogo paradisiaco, ove i ragazzi si recano per divertirsi e fare il bagno, c’è un vecchio mulino, dopo gli “otto ruderi dei mulini lungo la fiumara”. Lì avviene …
… L’INCONTRO
Grazie al quale Francesco e Marta oltrepassano la soglia dell’adolescenza verso la maturità, venendo a contatto con una storia incredibile.
Lì conoscono “un vagabondo che secondo me è pure ciòto”. Presto si accorgono che “quell’uomo ha bisogno di” loro!
Lorenzo è un tipo strano: “Leggo Dante, la Divina Commedia: lì c’è tutto, l’amore e l’odio, il bene e il male, la vita e la morte”. E ha un passato che lo costringe a vivere in solitudine e terrorizzato: “Vi raccomando, non parlate con nessuno del nostro incontro, se mi volete rivedere ancora vivo”.
Nell’eremo in cui vive, “L’unica cosa che… manca è il pane”
IL SAPORE BUONO DEL PANE
E allora i due ragazzi glielo portano, il pane, quello sfornato dalla mamma di Francesco con un’arte che affonda le radici nella tradizione: “Un pane da resuscitare i morti, non quella specie di spugna inodore che si compra nei supermercati”.
E, negli incontri successivi, i due giovani avranno modo di capire che “non si scappa dai luoghi … si scappa semmai dalle persone subdole e violente, a volte persino da se stessi, dalla propria storia di rimorsi”.
Il nuovo romanzo di Carmine Abate è breve, ma intenso. Ancora una volta emana i sapori della Calabria: primo fra tutti l’aroma del pane fatto in casa, da gustare con i fichi appena colti dall’albero. O con i peperoni. Il nuovo romanzo di Carmine Abate trasuda di amore per la terra d’origine e si esprime in un linguaggio che riecheggia la parlata locale.
Bruno Elpis
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