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Durante
 
Durante 2013-08-31 05:54:58 Bruno Elpis
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    31 Agosto, 2013
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Un personaggio alternativo

Pietro e Astrid, come già i protagonisti di “Due di due”, hanno scelto di abitare nelle colline marchigiane e svolgono un’attività ecologica e alternativa: tessono stoffe al telaio, un lavoro artigianale che però talvolta deve fare i conti con gli impegni di consegna. In un paesaggio idilliaco, curano l’orto e frequentano il vicinato, se così si può chiamare la gente che vive in proprietà comunque distanziate sulle colline dell’urbinate.
All’improvviso giunge lì Durante, un uomo vagabondo che vive al di fuori di ogni convenzione e che spiazza il prossimo: non pratica regole convenzionali, possiede una schiettezza primordiale, ha un rapporto privilegiato con i cavalli, ha lo sguardo profondo e… fa breccia nel cuore delle donne, soprattutto perché è istintivo e le sa ascoltare. La sua presenza diviene destabilizzante e le dicerie sul suo conto sono alimentate dalla diffidenza e dalla malevolenza umana: sarà un delinquente o un truffatore?
Gli uomini sono sempre più turbati da un profilo non riconducibile a uno schema; e Pietro è sempre più indispettito dalla frequentazione di Astrid e Durante (“Avrei voluto gridare che era tutta una storia insensata, fondata sulla messa in scena di Durante e sul loro bisogno di credere in qualcosa di più suggestivo di una semplice catena di reazioni chimiche…”). Poi, lo stesso Pietro ha modo di conoscere l’intruso durante un viaggio per l’Italia e, con lui, percorrerà un travagliato itinerario verso la consapevolezza e la libertà.

Ritroviamo in questo romanzo molti temi cari a De Carlo.
Innanzitutto l’ambientazione in un ideale vagheggiato di ritorno a forme elementari e artigianali di vita: come disse l’autore in un intervista “Le Marche mi piacciono perché sono molto meno conosciute di altri posti, come la Toscana, la Liguria o anche l'Umbria. Sono anche più difficili da raggiungere, meno vicine alle rotte tradizionali. Mi capita spesso di scoprire gente che non sa dove sia Urbino, o che pensa che Pesaro sia in Romagna, o Ascoli in Abruzzo. E mi piace lo spirito schivo ma non chiuso dei marchigiani: bisogna conoscerli per entrare in comunicazione. Lo stesso vale per i luoghi, che non sono quelli "facili" e "ideali" del Chianti. Volevo rappresentare un posto più vero e faticoso, che mi corrisponde molto."
Poi il tema del viaggio, tanto caro alla beat generation.
E quello dell’insoddisfazione umana nel conflitto tra l’esigenza di tranquillità, la voglia di stabilità e il desiderio della libertà. In un autore che ha questa convinzione: “Un lettore contribuisce alla creazione di un romanzo quanto chi l’ha scritto. Se non investe tutta la sua immaginazione, i suoi sentimenti, i suoi ricordi nella lettura, le pagine stampate che ha davanti restano inerti, senza senso... Spero che ognuno abbia voglia di costruirsi la propria storia, unica e diversa da quella di chiunque altro. Del resto, leggere è una delle poche esperienze davvero personali che siano rimaste.” Un autore che partecipa alla campagna di GreenPeace “Scrittori per le foreste”…

Bruno Elpis

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caro Bruno, poichè stai approfondendo l'opera omnia di De Carlo, ti chiedo : come mai 3 in piacevolezza?
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Bruno Elpis
31 Agosto, 2013
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Secondo me, con questo cominciano i romanzi di "seconda generazione" di De Carlo (gli ultimi, per intenderci). E io sono molto affezionato al De Carlo "prima maniera". Non so se mi sono spiegato... :)
Ciao!
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gracy
31 Agosto, 2013
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Bel commento Bruno e devo dire che la "seconda maniera" di De Carlo non mi è dispiaciuta "Lei e lui" mi è piaciuto molto.
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Bruno Elpis
31 Agosto, 2013
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Ma sì, credo anch'io, la "seconda maniera" ha sempre il suo perché, e le sue ragioni.
Nella "prima maniera" ritroviamo originalità. E il messaggio primigenio di cui un uomo è portatore sano. :) So che tu, Gracy, mi capisci. ;)
Mah…Non trovi che i temi siano sempre quelli? Il ritorno ad una vita bucolica, ai mestieri antichi che riavvicinano ad un natura buona e accogliente, la lontananza dalla civiltà come catarsi… infine l’irrompere sulla scena dell’intruso, che destabilizza gli equilibri di questa terra promessa (ma quanto deve durare il sogno di queste simil-comunità hippy anni sessanta? Non comincerà a diventare stantio?) e in Durante non si ritrova un po’il carisma e l’indole ribelle di Guido Laremi?
Ho conosciuto De Carlo con "Due di due" e "Arcodamore": impossibile non amarlo! L'ho seguito sempre, ho adorato "Di noi tre", ma mi sono imbattuta anche in delusioni colossali che proprio non mi aspettavo. Non so cosa gli prenda, ma a momenti parte con derive sperimentali che lasciano a dir poco interdetti ("Uto"), o si lascia andare ad intenti pedagogico-filosofici noiosi e pasticciati ("Pura vita"). Degli ultimi anni salvo appena "Mare delle verità" e l'ultimo che ho letto "Leielui", che pur attraverso l'espediente letterario del doppio racconto da parte dei due protagonisti, torna in un solco narrativo più usuale, permettendo al lettore di assaporarne la gradevolezza .
De Carlo seduce quando non si discosta dalla grande tradizione narrativa italiana, ma ha anche bisogno di rinnovarsi. Credo che i temi con cui si è fatto conoscere siano stati ormai ampiamente sviluppati, insistere nel riproporli mi sembra un atto di immaturità che lo caratterizza negativamente dal punto di vista umano, prima che letterario (i suoi detrattori non aspettano altro!). Comunque non ho letto “Villa Metaphora”, quindi il giudizio è sospeso!
Oddio quanto parlo! Scusa se mi sono dilungata invadendo questo spazio, ma quando un autore mi coinvolge e suscita in me reazioni così contrastanti, poi non mi regolo! Ciao. Domitilla.
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Bruno Elpis
31 Agosto, 2013
Ultimo aggiornamento:
31 Agosto, 2013
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Dilungarti?
Ho trovato il tuo intervento molto documentato e pertinente, anche se io (l'avrai capito) sono un nostalgico (sebbene la nostalgia implichi l'aver vissuto e io - grazie a Dio - negli anni sessanta ero troppo piccolo!) della beat generation e dell'epoca hippy e anche se non concordo pienamente sui giudizi che hai espresso per "Uto" e "Pura vita".
Io trovo irresistibile lo stile di De Carlo: quel suo essere tra le nuvole, sospeso tra idealismo ed ecologismo, anche adesso che non è più di moda. Ma forse, in tutto questo, sono rimasto condizionato dagli sperimentalismi narrativi e stilistici del primo, indimenticabile "Treno di panna".
Ciao Domitilla, è molto bello essere criticati da te (ma ti ricordi quando mi hai accusato di intellettualismo?) ed è amabile parlarti :-)

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Domitilla Ganci
01 Settembre, 2013
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1)Quindi credi che De Carlo abbia consapevolmente continuato a percorrere per anni gli stessi sentieri senza accorgersi di prestare il fianco alle critiche?Seguendo solo la sua indole sognatrice? O non pensi che forse, come io malignamente credo, sia tornato frettolosamente sui suoi passi quando molti affezionati lettori più tradizionali, rimasti perplessi dopo i suoi "esperimenti",minacciavano di allontanarsi dai suoi romanzi? Peccato che, esaurita ormai la sua vena creativa in quel senso, non faccia che riproporre (quando deve...), le consuete trame, nei consueti luoghi, con i consueti personaggi che lo hanno fatto amare.
2) Accipicchia! Non pensavo che te la saresti presa! Non ti ho affatto accusato di intellettualismo, semplicemente mi sembrava che tu, in quel periodo, ti stessi divertendo con alcuni piacevoli giochi letterari, privandoci, in parte, dei tuoi bellissimi e sensibili commenti. Detto questo puoi sempre tornare ai tuoi divertissement... pazienteremo! Domitilla.
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Bruno Elpis
01 Settembre, 2013
Ultimo aggiornamento:
01 Settembre, 2013
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No Domitilla, non me la sono presa, credimi! Non mi riferisco al dialogo che abbiamo avuto sugli acronimi, che mi ha molto divertito :-) Se non erro, in occasione di un mio commento a "Bianca come il latte..." avevi espresso meraviglia per il fatto che io avessi apprezzato un romanzo così "pop". :-) Però magari ricordo male! Ma anche in quell'occasione mi ero divertito, né reputo che "essere intellettuale" (almeno lo fossi!) sia poi una condizione così negativa.
Tornando a De Carlo, la tua analisi dell'evoluzione dei suoi romanzi è molto interessante, ma attribuisce allo scrittore una premeditazione che - forse ingenuamente - io credo non gli appartenga. Chissà!
Un caro saluto, con rinnovata simpatia

Bruno
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Domitilla Ganci
01 Settembre, 2013
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Allora mi sento sollevata! Hai ragione, non mi ricordavo più di quella tua recensione che avevo davvero apprezzato. Anche se non mi sembra di aver usato questo termine. Anzi, in quel frangente mi era piaciuto tantissimo il commento positivo di un lettore esperto, che non aveva alcun timore di affiancare la propria opinione ad una sfilza di commenti negativi, elargiti con supponenza da lettori prevenuti e spesso superficiali. Ho passato l'estate a difendere "Bianca come il latte..." e a consigliarlo ai miei giovani e meno giovani amici lettori! Ciao! Domitilla.
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Bruno Elpis
01 Settembre, 2013
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Ciao cara :-)
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