Dettagli Recensione
inutile
finito il romanzo la prima cosa che viene in mente è di tirarlo in testa all'autore. Almeno, per me è stato così: l'altra cosa che potevo fare era cercare di indirizzare altri lettori verso lidi ben lontani da questo, il che mi porta a scrivere questa critica, critica in senso letterale, sul web: non servirà magari a molto ma è sempre meglio di aspettare l'autore sotto casa con uno squalo sul camion e una crosta di formaggio e strozzarlo, vero? (sono due particolari del libro... molto indicativi dell'assurdità della trama).
non credo nemmeno sia possibile parlare di scavo psicologico nella mente dei personaggi, o di riflessione pseudo mistica di precisione scientifica sul male: non è estraibile alcun filone interpretativo di quanto narrato in quanto qualsiasi tentativo di ricondurre a qualcosa di concreto la storia risulta in ogni caso "tirato", poco credibile, macchinoso...
Il problema è che da come è posto il racconto, carico di amarezza e tensione, farebbe pensare a uno scioglimento finale, una risoluzione di una storia così assurda che il lettore non si sogna nemmeno di chiudere il libro: avanza per trecento pagine aspettando "il bello" in quella successiva fino alle ultime pagine, quando si rende tristemente conto di essere piombato in un finale senza capo nè coda.
insomma, un libro che non lascia nulla, se non un gran rimpianto per il tempo perso a star dietro a questa storia. notate bene che chi scrive ben sopporta se non apprezza i romanzi che parlano di dolore o di fatica destinati a non risolversi (salvo casi estremi inaccettabili come i numeri primi di giordano), tuttavia questo romanzo non lascia nemmeno una presunta empatia del lettore con la storia o i personaggi: io almeno ci ho provato come faccio ogni volta che leggo (di solito non sbaglio letture quindi sono abituato a essere molto preso dalla storia e dalla lettura), con scarsi risultati.
forse un po' si salva l'elaboratezza nel costruire l'intreccio, se non fosse poi rovinata da uno stile in cui a una pesantezza senza pari della prima persona diretta del prete narratore si alternano dialoghi inopportuni e sequenze narrative buttate là per la protagonista femminile. (diciamo che avevo appena finito memorie di Adriano e non ero molto predisposto a una prosa meno ricca ed elaborata, ma gli ho dato comunque una chance ed invece è riuscito proprio ad irritarmi con parolacce e chiacchere telefoniche senza senso nella narrazione.)
insomma, il mio consiglio è di leggere: di leggere qualcos'altro, però!
per darvi l'idea di che tipo di lettore, o di persona, ha scritto questa recensione così accanita, vi posso di re che mi reputo un lettore abbastanza vorace, ho ventun anni e sono studente di medicina all'università.
buone letture a tutti!