Dettagli Recensione
Gramigna.
Un chirurgo, un buon marito, una persona realizzata. Un uomo, con paure, scheletri, coraggio mancato da far rivivere. Un monologo per riuscire a respirare di nuovo, per dare aria alla sua ragione di vita. Quella vita che ora è sotto i ferri per un casco non allacciato. Quella vita che è l’unico spiraglio per rivedere la luce.
Unico perché la persona che ha fatto conoscere l’amore a Timo, lo ha lasciato quando nel suo ventre la vita è cessata. Si perché Italia è morta quando quel piccolo cuoricino ha smesso di battere, e dopo è stato solo una lunga attesa in una sala anonima. Ed è li che Timo la sta aspettando, in quella stessa stanza, ma questa volta lui non può fare niente, non può cercare di salvare la sua bambina. Ora è nelle mani di Italia.
Timo ha conosciuto l’amore in un pomeriggio caldo, con un goccetto di Vodka a stomaco vuoto.
Ha conosciuto il corpo di Italia senza guardarlo, senza guardala.
E insieme non si sono mossi. Si sono amati. Si sono visti.
La trama può sembrare scontata, ma la vera forza del romanzo sta nella scrittura, in quello che la Mazzantini ti vuole far vedere, assaporare, ammirare, odiare.
Descrive totalmente ciascun personaggio in ogni sua sfaccettatura, emozione, sfumatura, raccogliendo tutto il male e il bene che egli racchiude, senza sconti.
E magari qualche lettore ci può rivedersi in Timo o qualche donna in Italia.
Son persone vere, persone che vivono in noi stessi.
Ed è questo che mi piace di Margeret Mazzantini.
Il modo semplice di farti conoscere l’amore attraverso occhi diversi.
“.. Non siamo programmati per appartenerci, siamo programmati per vivere insieme, per condividere lo stesso bidet..”
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