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Le città invisibili
 
Le città invisibili 2013-08-15 20:26:15 Ale96
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Ale96 Opinione inserita da Ale96    15 Agosto, 2013
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La bellezza invisibile della città

Grigio. Colore di passiva neutralità e di agghiacciante monotonia. Non possiede la passione del rosso, la speranza del verde, la serenità del giallo, la purezza del blu e neppure la raffinata cupezza del nero. Atono, spento, omogeneo. Non ha emozione, sentimento,vitalità e neppure infonde emozione, sentimento e vitalità. E' impersonale e inespressiva freddezza .
Pensate se questo gelido pigmento si estendesse mano a mano, secondo un processo lento ma pur sempre inesorabile. Pensate se gradualmente inghiottisse il verde dei campi, l'oro del sole, l'argento della luna, il blu del mare e del cielo. Pensate se il mondo divenisse esclusivamente grigio. Pensate se la vita divenisse esclusivamente grigia. Allora ogni sentimento appassirebbe, ogni energia si estinguerebbe e l'uomo infine crollerebbe in un abisso di fiacchezza e inespressività.
Vi sembra un incubo lontano mille anni luce dalla realtà ma non è così. Pensateci bene. Aggiungete al grigio smog, cemento, spazzatura e fetore. Non vi viene in mente niente? E se vi parlassi allora di inurbamento, cementificazione, metropoli, periferie? Ora è tutto più chiaro!
I canoni di costruzioni delle città d'oggi tendono al guadagno, alla speculazione, all'ammassare e non si preoccupano dell'abbellire, del rendere l'ambiente migliore dal punto di vista ecologico ed estetico. Sentirsi circondato dal bello stimola comportamenti nobili, retti, moralmente belli. Tuttavia, sebbene l'aspetto poco invitante, milioni di persone si ammassano nella città. Ma perché la città? E soprattutto perché la città di oggi? Che cosa si cela dietro facciate di vetro e condomini di cemento, sotto catrame e strade ipertrafficate? La città può avere una qualche bellezza nascosta?
Risponde a tutto in ciò in maniera affascinante e allo stesso tempo enigmatica Italo Calvino(1923-1985), con il suo “ultimo poema d'amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città”: Le città invisibili, pubblicato per la prima volta nel 1972.

Partiamo ab ovo. Che cosa sono le città? “Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.” Ecco l'essenza delle città ,la loro bellezza intrinseca invisibile essendo coperta da tonnellate di edifici e di materiali da costruzione.
Da questa definizione, Italo Calvino, librandosi nelle ali della fantasia che (appare paradossale) non superano mai i confini della realtà, dà vita a un'opera all'apparenza breve ma ricchissima di riflessioni, discussioni e meditazioni di una vita che, grazie a uno stile sublime e incantevole, si proiettano in città verosimilmente impossibili. Queste ultime vengono “classificate” in undici sezioni costituite ognuna da cinque città (con nomi femminili e classicheggianti) eterogenee ma comunque con un tratto in comune. Allora troviamo:
1. Le città e la memoria dove “la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee della mano”.
2. Le città e il desiderio dove luogo abitato e desiderio si fondono nella mente del viaggiatore e del cittadino.
3. Le città e i segni dove segnali e cartelli vanno a marcare l'essenza stessa dell'abitato.
4. Le città sottili dove vengono esplorate città astratte ma rasenti la realtà.
5. Le città e gli scambi dove i commerci avvengono in maniera particolare e con mercanzie particolari
6. Le città e gli occhi dove lo sguardo assume il posto centrale
7. Le città e il nome dove il nome del luogo influenza la natura dei suoi abitanti
8. Le città e i morti dove aldilà e mondo vivente vanno a braccetto
9. Le città e il cielo dove il firmamento non è mai posto in secondo piano
10. Le città continue dove le città non finiscono mai
11. Le città nascoste dove le città celano altre città.
Il tutto poi è amalgamato dai discorsi tra il meditabondo mercante veneziano Marco Polo ( l'ideatore di tutte le descrizioni delle città presenti nell'opera) e del suo malinconico imperatore Kublai Khan, desolato perché mai riuscirà a comprendere razionalmente il suo sterminato impero.

Calvino,con il suo stile profondo ma non pesante, raffinato ma non intricato e attraverso i filosofici pensieri e le perle di saggezza di Marco Polo, affronta la tematica della città non da un punto di vista apocalittico e scettico ma da un punto di vista antropologico: più dello spiegarsi le ragioni della cementificazione e dell'urbanizzazione si chiede quali sono “le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi”. E inoltre si domanda anche quali sono le soluzioni per superare la nostra frenetica vita, “quell'inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”.

Nonostante la presenza di contenuti così interessanti, la fluidità della lettura e lo stile ammirabile dell'autore, alla fine ho provato un forte senso di amaro in bocca. Non è stata la particolarità della impostazione dell'opera a provocare ciò ma l'enorme profondità di pensiero di Calvino. Ho sentito di aver colto solo la scorza, non l'essenza. Ho provato un senso di vuoto e di incapacità di catturare ciò che si trova al di sotto dell'evidente, la profondità della profondità del messaggio dell'opera. Anche alcuni dei dialoghi tra Kublai Khan e Polo sono apparsi appartenere ad un progetto, ad un disegno che ahimè non non ho decifrato completamente.
Malgrado ciò l'opera continua ad affascinarmi e ,chissà, con qualche anno di distanza riuscirò a raggiungere il cuore di questo piccolo ma geniale monile, che vi consiglio vivamente. Buona lettura!

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Commenti

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Bellissima recensione! Complimenti.....
Ho letto con più passione la tua recensione che il libro, anni e anni fa a scuola.. probabilmente non ero in grado di apprezzarlo allora... grazie, chissà che non lo riprenda ;-)

ciao, faye
Ironia tragica: quando un appassionato storico scrive meglio quando non parla di storia.
la migliore delle tue recensioni (ovviamente dopo Rossella).
Stesso senso di vuoto, stessa rassegnazione all'incomprensione.
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petra
16 Agosto, 2013
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Riflessioni argute e profonde e uno stile impeccabile. Chapeau Ale!:-)
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Ale96
16 Agosto, 2013
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Grazie Faye Valentine! Se lo riprendi fammi sapere le tue impressioni. Sarei veramente felice di scambiare delle opinioni con te su questo libro! :-)
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Ale96
16 Agosto, 2013
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O magari colui che ha letto non apprezza molto la storia.Sto scherzando, naturalmente!:-)
Non posso stabilire io la recensione migliore( forse quella di Rossella è la più sentita e toccante perché sai bene quanto la ami, insieme alla mia venerata Maria Antonietta resaci mirabilmente da Zweig).
Per quanto riguarda Le città invisibili, purtroppo la rassegnazione all'incomprensione e il vuoto ancora persistono....
In risposta ad un precedente commento
Ale96
16 Agosto, 2013
Ultimo aggiornamento:
16 Agosto, 2013
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Quanto tempo Petra! E' stato un vere piacere averti "rivisto". Come stai? Spero di risentirti presto!
PS grazie mille!
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Ale96
16 Agosto, 2013
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Sono sinceramente grato di poter esserti stato utile! :-)
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DanySanny
16 Agosto, 2013
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E' un'ipotesi anche questa.
Un'opera davvero complessa, affascinante, da alcuni ritenuta l'espressione dell'utopia contemporanea.
Ma forse il segreto di questo libro sta nel leggerlo per quel che è: magari lasciandosi catturare dai nomi delle città, tutti nomi femminili, in una toponomastica strabiliante e imprevedibile.
Leggendo il tuo commento, le città invisibili per un attimo sono sfilate nella mia memoria.
Un libro che dovrei rileggere, a distanza di anni, per trarre nuovi spunti da un autore che è una miniera inesauribile di idee e suggestioni.
Bravo! :-)
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