Dettagli Recensione
La bella e maledetta storia di Mia Martini
Questo libro non mi è piaciuto. Mi dispiace ma, leggendolo, al di là della bella e sensibile persona che è stata Mia Martini, non c'è stata da parte mia alcuna empatia anzi il libro mi ha fatto provare una sensazione di estraneità a quella storia, a quella vita.
Io leggo molte biografie (romanzate e non) e di solito, andando avanti nella lettura, sembra che quella vita un po' ti appartenga, c'è immedesimazione, curiosità per come il personaggio in questione si è posto rispetto agli accadimenti della propria esistenza. Ecco, questa partecipazione manca del tutto in questo piccolo libro scritto sotto la forma di monologo-poesia, sincopato come una canzone.
Mancano degli interi periodi di vita come il rapporto che Mia ebbe con Ivano Fossati che ha segnato, nel bene e nel male, il suo percorso umano e professionale: anche il troppo amore può distruggerti come può farlo l'estrema sensibilità che infatti la condusse sulla strada degli stupefacenti.
Questo monologo delle ultime ore, della solitudine, è troppo incentrato solo sulla vicenda della "portatrice di jella" che, pur decretando la sua emarginazione, non è la sola ad averla portata alla fine in quella camera da letto in provincia di Varese.
Mi è sembrato infine un mero esercizio di stile poetico, c'è troppo dell'autore (talentuoso per carità, a me piace Aldo Nove) e poco del personaggio.
Non credo che la poesia si addica alla forma letteraria della biografia, si tralascia troppo di tutto. Non c'è nemmeno la musicale poetica di un tributo come lo è stato "Candle in the wind" per Marilyn Monroe ma questa è un'altra storia.